L'attesa della luce


La sveglia suona alle 2.45.
Mi sveglio titubante, morso dai dubbi e dalle incertezze. Sarà bello? La foschia della pianura ammoscerà la luce del sole nascente? È un po' che medito di andare al lago Chiaretto per riprendere il Monviso illuminato dalle prime luci del giorno. Un paio di settimane fa ero sul punto di partire, ma la sera precedente avevo osservato che le velature annunciate erano pervasive, così all'ultimo avevo lasciato perdere. Oggi siamo nel mezzo di un'ondata di calore, il cielo si preannuncia limpido e l'aria abbastanza secca. Per quanto possa essere secca l'aria della pianura padana. Ho scelto il lago Chiaretto perché le sue acque turchesi contrastano con i colori caldi dell'aurora. È più scomodo da raggiungere del lago Fiorenza e non consente di riprendere il riflesso della montagna sulle acque, ma ha un colore più bello ed è in una zona più selvaggia. Ma soprattutto dalla cartina e dalle foto ho visto che una collina sopra il lago è esposta al sorgere del sole: l'idea è trovare qualche roccia esposta ad est e usarla come primo piano mentre il primo sole la bacia.

Arrivo al Pian del Re, dove finisce la strada, alle 4.45, un po' in anticipo sul previsto. Fa caldissimo, siamo a 2000 metri in piena notte e, nonostante la brezza, si resiste in maglietta. Mi accorgo con piacere che l'ultimo quarto di luna, alto nel cielo, illumina quanto basta per rendere superflua la pila. In un bianco e nero naturale mi avvio tranquillo, zainetto in spalla, macchina e cavalletto a tracolla. Quasi subito noto una pila frontale dietro di me: due escursionisti sono appena partiti e mi stanno raggiungendo. Alla sorgente del Po mi superano. Uno ha la pila, l'altro no. Non hanno corde e moschettoni, quindi non vanno ad arrampicare. È tardi per andare sul Monviso partendo da qui, bisognerebbe avviarsi dopo mezzanotte. Dove andranno? Hanno entrambi un fisico asciutto e tirato, l'unico dettaglio di loro che riesco a notare nella fioca luce lunare, segno che vanno a fare qualcosa di tosto. Magari il giro del Monviso in giornata, 12 ore di marcia e chissà quanti metri di dislivello. Ci scambiamo solo un saluto, chi fa queste cose non è un chiacchierone. Come del resto chi va a fotografare l'alba. Cosa avranno pensato di me e del mio carico inconsueto? Si fermano a stringere gli scarponi e mi superano di nuovo, stavolta a pila spenta. Hanno notato che non serve e anche loro vogliono godersi questa luce notturna.

Costeggio il lago Fiorenza. la superficie è increspata dalla brezza, sarebbe impossibile riprendere il riflesso. In questa conca riparata il silenzio è assoluto. Mi fermo un attimo, aspetto che le zip metalliche dello zainetto smettano di tintinnare e lo assaporo. Dopo le 5.30 incomincio a vedere qualche chiarore a est. Raggiungo il posto prefissato alle 5.50, vado un po' alla ricerca dello scatto che ho in mente fino a trovarlo. Monto il cavalletto. Il lago giace in una conca profonda ed è perciò più scuro del Monviso. Dopo un po' di esplorazione con lo spot, decido di montare il graduato da due stop. Adesso rende i toni uniformi, quando sarà sorto il sole ridurrà il contrasto a livelli ottimali.
Intanto il Re di Pietra si è accorto della mia presenza e mi saluta rumorosamente, con una scarica di pietre dalla parete Est. Non riesco a vederle, ma il fragore attenuato dalla lontananza è inconfondibile.
Intorno alle 6.15 il blu del cielo e il rossore dell'orizzonte danno al Monviso una straordinaria tinta viola. Adoro questa luce. Ogni tanto dopo il tramonto guardo al webcam del rifugio Giacoletti, puntata sulla nord del Viso, per godermela un po' anche dalla città.
È il momento del primo scatto. La luce è fiochissima, appena percettibile, ci vogliono 13 secondi per impressionare il sensore.

Il Monviso viola
Il Monviso viola

Ora non resta che attendere che il sole sorga. Spunta dalla caligine della pianura. Non riesce ad illuminare il Monviso di rosso, temo che la foschia l'avrà vinta. Invece, pian pianino, la cima comincia a infuocarsi.

Inizio
Inizio

Dopo qualche snervante minuto, con un po' di fatica arriva a illuminare la zona intorno a me con luce fioca.

Ci siamo quasi
Ci siamo quasi

Aspetto che la luce si rinvigorisca, aggiusto per l'ennesima volta l'esposizione e mi preparo a scattare. Il momento è giunto. Stop! Le pietre in primo piano sono troppo luminose rispetto al Monviso, che è coperto dal graduato. Tiro fuori in tutta fretta quello da 1 stop e lo monto 'a rovescio' per coprire il terreno e lasciare chiaro il lago. A rigore i due graduati dovrebbero avere due inclinazioni diverse, che è impossibile, ma con i soft si può approssimare.

L
L'attimo

È andata. Smonto la baracca e scendo. A casa mi diranno: «Tutto questo traffico per una foto?». A parte il fatto che le foto sono due, la prima non la butto di certo, la risposta è semplice: «Sì».

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Sergio Chiappino

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