Escursioni
ma che colpa io posso avere se la montagna presenta tanto di bello, che lo scritto ed il discorso diventano prolissi per accennare solo di volo ciò ch'essa porge d'interessante all'osservazioneM. Baretti, Per rupi e ghiacci: frammenti alpini, Torino 1875
Appennino
- Val Fondillo
- Immersione nel mondo delle foreste di faggio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
- Gole del Sagittario e Scanno
- Giro a piedi tra paesi resi celebri da Escher, Giacomelli e Bresson
- Attraverso l'Arcadia
- Viene poi la volta degli altopiani coltivati e dei borghi medievali. Delle zuppe di leguminose (la carne di pecora ci insegue invece imperterrita dal principio), dei fiordalisi, dello zafferano, dei vicoli, degli affreschi dei monaci, dei paesi invernali e estivi, dove la gente si trasferiva per coltivare gli altopiani. Anche del terremoto, che ha lacerato ancor di più questi borghi quasi disabitati, a volte privi anche di un solo centro di aggregazione
- Il Cammino di san Benedetto
- Ero partito da Norcia, diretto a Monteccassino, passando per Subiaco. Sono i tre luoghi principali dell'avventura terrena di Benedetto da Norcia, il fondatore del monachesimo occidentale. Un cammino dedicato a lui è in qualche modo una contraddizione, perché nell'unico documento storico pervenutoci dal suo passaggio terreno, la Regola, impone ai suoi monaci la stabilitas, ovvero di trascorrere tutta la vita nello stesso monastero. Infatti lui disprezzava i monaci erranti, che considerava alla stregua di vagabondi. Mi ero ripromesso di chiedere un parere ai monaci che avrei incontrato, ma alla fine me ne dimentico sempre, non so quanto involontariamente
- Portico di San Luca
- Alcuni salgono anche di corsa, seppure con ritmi da sedentari pancettamuniti, piuttosto che da alpestri trailer assatanati.
- GEA Grande Escursione Appenninica
- Da quel giorno in poi, infatti, avremmo vissuto l'insolita esperienza di camminare sul crinale della catena, che in questa zona è prevalentemente erboso e può essere facilmente percorso a piedi. Per chi è abituato a salire sulle nostre montagne, che sono impervie e ripide, è un'esperienza del tutto nuova, quella di camminare comodamente standosene nel punto più alto, da cui si domina un paesaggio a perdita d'occhio. Nelle giornate limpide è straordinariamente panoramico: dal Rondinaio, che è in provincia di Modena, si vede l'arcipelago toscano, mentre dall'ultima cima del trek, la Nuda, si riconoscevano facilmente il golfo di La Spezia e l'isola Palmaria
- La Via degli Abati
- Correva l’anno del Signore 614 e Colombano, ormai settantenne, dopo aver fondato molti monasteri nella terra dei Franchi, era stato pellegrino in giro per l’Europa, con lo scopo di predicare la Buona Novella. Il re longobardo Agilulfo gli offrì delle terre nei pressi di Bobbio, lungo la valle del Trebbia, ai piedi del monte Penice, affinché fondasse un’abbazia e vi si stabilisse con i suoi seguaci. Il monaco irlandese accettò e trascorse qui gli ultimi anni della sua vita. Dopo la sua morte, l’abbazia crebbe d’importanza: i suoi possedimenti si estesero e il suo ruolo culturale le assegnò l’epiteto di “Montecassino del nord”
- Sentiero del postino
- In val Boreca sostengono di discendere dai disertori dell'esercito di Annibale. Ecco perché, ribadiscono, i nomi dei paesi suonano esotici, come Zerba o Tartago, rispettivamente deformazioni di Djerba e Carthago. O Pizzonero, che prenderebbe il nome da gente dalla pelle scura che lo abitava. Vero o falso che sia, sta di fatto che questa porzione di Appennino ha una cultura omogenea al suo interno e diversa dalle zone di pianura e fondovalle a lei vicina
- Monte Alfeo 1651 m
- Sul lato nord vedo uno strano biancore che non riesco a spiegarmi. Mi sembra strano che in questa zona d'Appennino ci siano delle pietraie. Dopo un po' di meditazione, mi rendo conto che il versante è ricoperto di faggi, ma questi sono interamente rivestiti dal ghiaccio. Sia oggi che ieri al mattino faceva piuttosto freddo, già a 800 metri la temperatura era sotto lo zero. Su quel versante ombroso evidentemente il sole non giunge mai e la galaverna non si scioglie
- Via del Mare
- Di tutti i dossi appenninici che solchiamo, il più significativo è senz'altro l'Antola; non perché sia il più alto o il più bello, ma per la sua funzione sociale per le comunità di questa zona. Quando il benessere della Rivoluzione Industriale raggiunse l'Italia e, insieme al nazionalismo dell'unificazione, creò i presupposti economici e culturali per l'alpinismo, Torriglia e questa montagna divennero il centro d'attrazione per la borghesia genovese interessata alle terre alte
- Monte Alpesisa 983 m
- Una fantastica escursione, a breve distanza dal centro di Genova, ma in un mondo completamente altro, in cui non si percepisce nulla né di lavatrici né di autostrade urbane, ma neanche di carruggi o di porto. Si attraversano invece intricati boschi mediterranei, si guadano ruscelli che modellano il calcare, si incontrano eremiti che convivono con gatti chiamati Robespierre, si cavalcano creste ventose e si cala dolcemente a valle per antiche vie del sale
- Bric delle Camere 1018 m
- Mentre tento di rilassarmi un po' scherzando con gli amici, nel gruppo torna l'irrequietezza. Qualcuno chiude lo zaino, lo indossa e comincia a passeggiare nervosamente in su e in giù. «Sono già le quattro e mezza, mancano appena quattro ore al tramonto» «Il sole è ormai sceso a meno di 90° sull'orizzonte, siamo quasi nel crepuscolo inoltrato!» «Non c'è una nuvola in cielo, potrebbe scoppiare un temporale estivo!» «Che ne sarà del mio tè delle cinque?»
- Punta Martin 999 m
- Il lunedì mattina i colleghi mi hanno ascoltato perplessi, quando millantavo una spettacolare gita in montagna a Genova. Chissà cosa avrebbero pensato se avessi spiegato loro che mi ero arrampicato sulle rocce plutoniche che nel Neolitico venivano cavate per fabbricare asce. In effetti agli sprovveduti Genova si presenta come città di mare, ma non si può fare il bagno, perché l'acqua è inquinata da coliformi e affini. Invece alle sue spalle si possono fare delle belle salite, la più alpestre delle quali è senz'altro la cresta di Punta Martin
- La via delle acciughe
- I sentieri e le mulattiere di questo trek sono state in passato via di transito per un’infinità di merci e di persone, mercanti o pellegrini, che attraverso di esse si spostarono per fede o commerci. Dopo il collasso delle vie di comunicazione romane, nel Medioevo il transito si spostò per molti secoli lungo sentieri e mulattiere. La Repubblica di Genova, infatti, non costruì mai strade carrozzabili per fini commerciali verso l’entroterra, che pure le era fondamentale per l’approvvigionamento dei generi alimentari e non solo: si limitò a curarsi solo delle vie di interesse militare. Lo spostamento di merci e persone sfruttò pertanto una rete di percorsi gestiti localmente, che oggi sono comunemente conosciute come “Vie del sale” da una delle principali merci che vi passavano
- Sentiero A
- Il sentiero A è come l'assolo di Paul Gonsalves al concerto di Newport
- Intorno a Sassello
- Quando mi sveglio, il vento del mare addensa sul colle del Giovo una nebbia impenetrabile. Ogni superficie sottovento è zuppa, come se avesse piovuto di traverso. Dalle foglie degli alberi le folate fanno piovere goccioline di condensa, come dopo un temporale estivo
- Monte Beigua 1287 m
- Questa traversata da Varazze a Voltri solca il gruppo del Beigua da ovest ad est, toccando come unica cima la sommità del massiccio e attraversando una moltitudine di ambienti diversi. La zona del crinale è raggiungibile in automobile ed è pertanto molto frequentata dai liguri, che vengono a mangiare nei rifugi e a fare una passeggiata, spesso con il cane. I sentieri che risalgono dal mare sono invece decisamente più solitari.
Costa ligure
- AV5T: Riomaggiore-Porto Venere
- La prima cosa che penso è che mi piacerebbe venire qui in una notte di luna a fotografare
- Tramonti di Biassa
- Tramonti è perciò montagna vera, anche se a quota zero, montagna di rupi addomesticate dai contadini. E poi da qui nelle limpide giornate invernali si vede il Monviso
- AV5T: Biassa-Monterosso
- Questa escursione è di prevalente interesse naturalistico, perché permette di osservare diversi stadi dell'evoluzione della vegetazione, in un ambiente in perenne via di trasformazione. È invece senz'altro sconsigliata a chi cammina mirando esclusivamente all'appagamento estetico dei panorami, che sul percorso si mostrano come lampi fugaci intravisti attraverso le tapparelle
- Intorno a Riomaggiore
- Arrivo al santuario, una chiesa semplice, con un bel porticato, affacciata su Riomaggiore e chiusa sul lato mare da due romantici filari di pini secolari, che nel tardo pomeriggio invernale proiettano ombre lunghe. La vista spazia dall'isola Palmaria a Punta Mesco, i due estremi delle Cinque Terre. Un uomo e una donna sono seduti sulla panchina affacciata sul mare, intenti a parlare fittamente, indifferenti a ciò che li circonda
- Intorno a Monterosso
- Si cammina un po' al di qua e un po' al di là dello spartiacque. A ovest c'è la verdeggiante conca di Levanto, con le sue borgate di case gialle sparse sui pendii, che la luce bassa del pomeriggio invernale pennella di chiaroscuri; ci sono molti sentieri che le uniscono anche se talvolta sono poco praticabili a causa della vegetazione invasiva. A est si estende la linea di costa del parco, che si abbraccia nella sua interezza, fino all'isola del Tino
- Monterosso-Riomaggiore
- I liguri designano come maccaja quelle giornate invernali di alta pressione, in cui arrivano nubi basse dal mare e ristagnano a ridosso dell'Appennino. Il cielo è coperto, ma non piove, e il mare è piatto e insignificante come un lago. Tutto assume una tinta bluastra, che in certi Paesi è il colore della tristezza. Non c'è vento e l'aria marina è mite, anche se molti liguri girano sempre intabarrati come se fossimo a -5°C. Quale giorno migliore per fare la traversata delle Cinque Terre?
- Intorno a Levanto
- L’immediato entroterra di Levanto è punteggiato di numerose piccole frazioni abbarbicate sulle pendici delle colline attorno al paese. Sfruttando i numerosi sentieri segnalati dalla sezione locale del CAI è possibile visitarne un buon numero
- La via romana di Bonassola
- Poco dopo, c'è la possibilità di fare una deviazione alla spiaggia di Scà, una sottile linea sassosa tra alte pareti rocciose, che d'inverno la lasciano in ombra fino al tardo pomeriggio. Nei giorni di mare turbolento, già prima di arrivare si ode il rombo delle onde che si scagliano contro le pareti di marmo rosso e spumeggiando celano i massi, per poi ritirarsi. Due gabbiani assisi su una piazzola della parete ci contemplano, mentre noi ammiriamo il rumoroso spettacolo delle onde spumeggianti
- Punta Manara 0 m
- È impressionante vedere fino a che quota si spingono gli arrotondamenti degli spigoli dovuti all'azione dei marosi, durante le tempeste invernali: Turner avrebbe dato qualunque cosa, per essere qui a dipingere il libeccio.
- Santuario di Montallegro 612 m
- Io che sono di religione escursionistica faccio una certa fatica ad comprendere il gusto di chi vuole andare in paradiso sul sedile di una Porsche, come in un film dei Monty Python, ma mi rendo conto di praticare una fede obsoleta, come avevo già constatato alla Maddalena
- Il periplo del Promontorio
- Mi rendo conto del silenzio che avvolge questo punto. Nella macchia sentivo, ma distrattamente senza ascoltarli, il fruscio della vegetazione mossa dal vento e i cinguetti dei passeriformi, mentre su questa panchina il sommesso fischio del vento è l'unico sottofondo e mi trasmette una sensazione di lieve irrequietezza e timore, come quando cammino solo nella notte
- La bassa montagna di Fassa
- Nella valletta del rio Sori, durante l’Età Moderna lì si lambivano e intersecavano, confliggendo e collaborando, l’agricoltura di villa della costa ligure, con i suoi prodotti da clima mediterraneo umido, e i pascoli invernali della pastorizia ovina transumante appenninica, fondamentale per la fornitura di latticini alla città di Genova.
L'incontro-scontro ha prodotto delle architetture e un'organizzazione del territorio molto originali, osservabili sul campo ancora oggi, dopo quasi un secolo dall'abbandono delle ultime pratiche agro-pastorali, peraltro già molto diverse da quelle che l’hanno modellata, estintesi già nel corso dell’Ottocento
- Nel paesino di Sant'Ilario
- Io ignoro del tutto e lei ha dimenticato che la stazione di Sant'Ilario esiste realmente ed è a due passi da qui, per cui la manchiamo clamorosamente
- L'entroterra di Celle
- Un'escursione nell'orrido (ma non come in Malombra)
- Finalborgo-Noli
- Al bivio per l'Antro dei Falsari lascio il percorso principale e calo per il ripido sentiero che vi punta. All'imbocco di una grotta, trovo una famiglia con due infanti che sta uscendo e si dice poco convinta che la meta sia quella. Fidandomi inopinatamente di loro, senza controllare di persona, li seguo mentre scendono ulteriormente. Sono completamente allo sbaraglio: i bimbi hanno scarpe inadatte e devono strisciare sul sedere ogni volta che il sentiero si fa più ripido. Ad un certo punto decido che per me il sentiero è troppo deteriorato, mentre loro proseguono ancora. Risalgo all'imbocco e, affacciandomi, scopro che quella è la grotta giusta: la visione che ho di fronte coincide con l'immagine della guida. Difficile dire sei sia più abbelinòu io o lo siano loro
Colline piemontesi
- Bric Puschera 8510 dm
- «Siamo finiti nell'unica zona senza vigne». Così commenta un alpinista CAI, quando, dopo quattro ore e mezza di cammino langarolo, abbiamo attraversato magri coltivi, calanchi, piccoli prati e vaste distese di cerri, senza vedere alcun grappolo di nebbiolo
- I calanchi di Montechiaro
- Attraversata una zona di campi e costeggiata una casa diroccata, moderatamente spettrale, entriamo nella prima zona calanchiva. Già da un po' siamo scesi sotto l'inversione: nel grigio lucente del controluce nebbioso e delle marne spoglie, si fanno largo gli sfolgoranti addobbi di Halloween degli ornielli. Per terre nude e sdrucciolevoli caliamo nella valle del rio Torbo
- Boschi e vigne di Loazzolo
- Led Zeppelin, maniscalchi, vignaioli e lupi
- Terre d'Aleramo
- Ma dov’è ’sto posto? Le colline del Monferrato casalese sono una Terra Australis Incognita per l’alpinista medio: magari è venuto da queste parti per abbuffarsi di agnolotti al sugo d’arrosto e ubriacarsi di Ruchè insieme agli Alpini, ma non sa che qui si può anche camminare. Non ci sono cime svettanti da conquistare: si cammina quasi sempre in piano e solo ogni tanto si valica qualche collinetta. Con traccia GPS
- I massi erratici della collina morenica di Rivoli
- La collina morenica di Rivoli offre ampio spazio all'escursionista curioso e interessato agli aspetti naturalistici e antropologici delle Terre Alte, pur essendo alla quota dell'outlet di Serravalle Scrivia o poco più.
Alpi Liguri e Marittime
- Abbazia di San Pietro in Varatella
- Scelgo questa escursione per rivedere un po' di mare, a oltre un anno di distanza dall'ultima volta e dopo un inverno di domicili coatti pandemici, che mi hanno impedito le consuete gite in treno sulla costa di Levante
- Monte Acuto 747 m
- Ci sono molti percorsi per salire sul Monte Acuto: la cresta da Ceriale, per il Pizzo Ceresa e il Poggio Grande da Peagna, per il Terre Alte da Balestrino. Qui sono descritti due anelli. Il primo parte da Toirano o Barescione per risalire per le antiche mulattiere dei carbonai, ora dimenticate e trasformate in piste di cinghiali, ma tranquillamente percorribili anche dai bipedi, mettendo in conto un po' di fondo sconnesso, arato dai grugni. Il secondo invece da Peagna risale la valle Ibà fino al Pizzo Ceresa e poi segue la cresta dal santuario di Monte Croce
- Sentiero dei Giganti
- Il paesaggio in compenso è dantesco, o da sublime di Burke se preferite, di guglie gotiche e forre oscure. Al proposito, Quintino Sella, nella relazione della prima salita al Monviso, si rammaricava che il Sommo Poeta non avesse potuto trarre ispirazione che dalle «microscopiche accidentalità» degli Appennini, ma ambienti come questo mostrano chiaramente che non serve salire sopra il limite delle nevi perenni, per sperimentare i «sublimi orrori delle Alpi» (qui non siamo neanche a quota 1000).
- Monte Acquarone 733 m
- Incuriositi e coi primi morsi della fame, troviamo sulla porta un articolo di un giornale del luogo in tedesco, con tanto di foto della coppia che lo gestisce, che decanta le prelibatezze del locale. Molti tedeschi hanno comprato casa in borghi come questo: non è raro trovare nomi teutonici sui campanelli delle case. Dietro di noi intanto si materializza il tipo della foto, che sghignazzando ci consiglia di allontanarci al più presto, se vogliamo completare l'escursione…
- Monte Saccarello 2201 m
- Questo lungo giro ad anello (7 ore) consente di godere di ambienti molto vari, panorami sconfinati che si estendono fino alla Corsica e, d'estate, incontri con una strana fauna che non alza le chiappe dall'auto neanche per andare a 2000 metri
- Dalle Alpi al Mediterraneo
- Fontan è la prima meta. Poco più che qualche fila di case colorate e scrostate, tra il fiume e la statale. Cognomi italiani sulla stele dei morti per la France nel 14-18, uno sbiadito nero di anilina per il CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE dell'occupazione. Un albergatore che compra la polenta cuneese e per gli italiani cucina la pasta al dente, ma ci tiene a far sapere che cruda così non la mangerebbe mai. E tiene tre Renault 4 lustre in fondo al prato
- Cima delle Saline 2612 m
- Piego a destra e raggiungo la prima cima, il cui nome evoca i balli delle streghe con il demonio. In effetti l’ambiente minimale regala sensazioni un po’ ultraterrene, anche se forse più metafisiche che demoniache. Nelle culture tradizionali, tutto ciò che esulava dall’ordinario aveva una sfumatura nefasta e andava evitato
- Conca delle Carsene
- Geomorfologia, cascate, fioriture, cervi, saraceni e naturalmente Frank Zappa
- Vallone Cravina
- Un vallone selvaggio e ormai dimenticato da risalire, pareti calcaree, una dorsale erbosa panoramica e fiorita, la lunare Conca delle Carsene, la mirabile mulattiera militare del passo del Duca, il Pis del Pesio, la cascata del Gias Fontana, i cervi allevati e gli animali selvatici, la foresta di abeti bianchi dei monaci. Ha davvero tanti punti di interesse questo lunghissimo anello nel Parco Naturale del Marguareis
- Sentiero Valerio Tassone
- Decisamente più impressionante è il successivo Tetto Violetta, dove c'è un locale che è stato abitato fino a pochi anni fa, prima di essere abbandonato senza preavviso. All'interno c'è ancora tutto l'arredamento, in disordine per qualche probabile visita di ladri in cerca di reperti per l'antiquariato.
- Sentiero reale dei laghi
- Ho battezzato reale questo percorso perché queste montagne erano la riserva di caccia e pesca dei Savoia, che si erano fatti costruire queste mulattiere per raggiungere i luoghi delle battute.
- GTA Marittime
- L'ottica della gestione faunistica non era quella moderna di preservare un'area dall'azione distruttiva dell'uomo, ma di offrire quanta più selvaggina possibile ai regi cacciatori. Assomigliava piuttosto alla logica medievale di protezione delle foreste intese nel senso originario di riserva del re, così come codificata dal giurista elisabettiano John Manwood nel suo A Treatise on the Law of Forests&hellip: il re attraverso la riserva proteggeva i selvatici di piacere dall'assalto del mondo, per poterli cacciare in esclusiva, dando così mostra delle proprie abilità di guerriero. Queste a loro volta gli conferivano l'autorità e il carisma necessari a perseguire il progetto politico di unificazione della nazione per via militare.
- Giro dell'Argentera
- È un giro di alta montagna: solo il primo giorno per un'ora e mezza si cammina in mezzo al bosco, dopodiché gli ambienti più comuni sono i macereti e le pietraie di alta quota, anche se non mancano le praterie fiorite. Montagne in larga misura austere ed affascinanti
- Santuario di Sant'Anna di Vinadio 2010 m
- I cuneesi vi sono devoti, soprattutto per ringraziare i loro dèi di averli fatti uscire illesi dai frequenti e letali incidenti stradali di questa provincia, che solo il lockdown del Covid-19 ha saputo ridurre temporaneamente
- I cinque colli di Ferrere
- Di batterie anticarro, archi karmici, cruciverba asintotici e Carrie Fisher (con un omaggio ai Radiohead)
Alpi Cozie
- Testa di Peitagù 1815 m
- Fantastica escursione sul ripidissimo adret della bassa valle Stura di Demonte, al limite meridionale delle Alpi Cozie. Spettacolare in particolare il tratto intermedio della discesa, che segue un’ardita mulattiera di pastori, attraverso una zona impervia dove sembra impossibile poter transitare
- Tour dell'Oronaye
- L'alto muraglione della morena frontale della Piccola Era Glaciale si prospetta di fronte. Il suo colore grigio scuro, quasi nero, crea una netta cesura tra l'ambiente ameno della conca del lago e quello molto severo, da alta montagna, verso il colle, caratterizzato dalle vaste distese di detrito di falda, tipiche degli ambienti dolomitici, oltre che dai detriti morenici
- L'elmo di san Magno
- Dèi, regine, soldati e ciucchi sulle creste erbose della val Grana
- La masca di Ollasca
- La chiesa era anche un santuario à répit, dove i bambini morti senza battesimo erano riportati in vita il tempo di un respiro con un rito, per poterli battezzare ed evitare loro la dannazione eterna
- Narbona e Valliera
- Narbona è più una Pitcairn che una Canaan
- Basse di Narbona 2231 m
- Come in molte valli povere, gli abitanti dovettero ingegnarsi per integrare il reddito dell'agricoltura, davvero misero: d'altronde il nome della valle significa 'magra'. Mentre i dirimpettai di Elva si specializzarono nelle parrucche per le ricche europee, qui si diedero al commercio di acciughe, ed ebbero così successo che oggi questi pesci sono entrati nei piatti tipici piemontesi, come nella bagna cauda o accompagnate con salsa verde, anche se qui non c'è il mare
- Anello di Palent
- Cullati dal tintinnio della rugiada, oltre a me osano solo impavidi legionari tebei e camosci guardinghi
- Costa Chiggia 2156 m
- Costa Chiggia è soprattutto una rinomata meta di escursionismo invernale con sci o racchette, ma con savie accortezze nella scelta del percorso anche d'autunno ha il suo fascino
- Tour di Rocca la Meja
- Quindi risaliamo un ghiaino costeggiando delle imponenti pareti lisce e verticali, fino a raggiungere un canalino «di nessun interesse alpinistico», come sentenzia la sempre più sprezzante guida CAI, che si sente come Manolo sul Musinè
- Monte Scaletta 2840 m
- Non appena mi siedo e apro lo zaino per cercare uno spuntino, il gregge di capre che sentivo scampanellare da un po' sbuca da dietro il dosso. Quella che sembra guidarle incrocia il mio sguardo e punta decisa verso di me. Pochi secondi dopo il suo muso già fruga dentro il sacco. Non avrà neanche fatto in tempo a sentire l'odore: sarà andata sul sicuro memore delle esperienze passate. Devo chiuderlo, prima che cominci a triturare qualche sacchetto, e togliermi da qui. «Ritiro la proposta di pausa», dico al mio compagno di escursione, che nel frattempo era andato a esplorare i resti del ricovero militare dell'Escalon
- Lacs de Marinet 2533 m
- Ma quante morene! E dire che di ghiacciaio è rimasto giusto un lembo. E poi laghi, picchi dolomitici e sentieri lastricati, a cavallo tra Maira e Ubaye
- Autunno in Val Maira
- La Val Maira è una valle particolare: è stata esclusa dal turismo di massa, per cui lungo il suo sviluppo non si incontrano orrori edilizi anni ’70, piste da sci, seggiovie. Solo un elettrodotto si infilava nelle inquadrature di colori autunnali. Nelle numerose borgate le case sono tutte nel particolare stile della valle. Negli ultimi anni si è dato il via ad un massiccio recupero degli edifici, da parte sia di emigrati che di tedeschi che trovano qui il luogo ideale in cui trascorrere la vecchiaia
- Valle Varaita Trekking
- Il Valle Varaita Trekking è un percorso di media montagna ideato in anni recenti, sulla falsariga dei più consolidati Percorsi Occitani della val Maira e Lou Viage della valle Stura di Demonte. Consente di attraversare molte zone al di fuori dei percorsi escursionistici più frequentati, che si concentrano nell'alta valle e intorno al Monviso.
- Nemus Aleveti
- A Bertines mi ferma un vecchio, che mi chiede della mia destinazione. Gli spiego il giro che ho in mente e lui approva entusiasta dicendo che gli piace molto
- Tour di Punta Malta 2995 m
- Valbusa, chi era costui?
- Madonna della Betulla 1168 m
- Il santuario della Madonna della Betulla è una grande chiesa posta quasi sullo spartiacque tra la val Varaita e il vallone di Gilba, sull'adrech (versante solatio) a monte dell'abitato di Melle. I santuari mariani connessi ad alberi di importanza per la zona sono comuni. Penso sia una forma di cristianizzazione dei culti animisti della natura, come del resto nel caso dei ben più numerosi culti della Madonna apportatrice di acqua, come la diffusa Madonna della Neve
- Cima di Crosa 2531 m
- La dorsale meridionale della valle Po, al confine con la val Varaita, può essere facilmente raggiunta con un anello, o forse sarebbe meglio dire una collana, vista l'ampiezza, da Becetto, frazione di Sampeyre sull'adret. Gran parte del percorso si svolge tra sterminate distese prative, ampiamente sfruttate per il pascolo estivo delle vacche.
- Il sentiero della giadeitite
- Visto che non esiste una vera meta in grado di identificare l'anello, ho scelto il nome prendendo spunto dall'attività estrattiva di una pregiata pietra per asce, che nel Neolitico avveniva nel vallone Bulè. Un giro lineare, ma che si presta a innumerevoli divagazioni narrative. E ho pure visto lo spettro di Brocken
- Anello dei Quarti
- Per questo le condizioni ideali per effettuare questa gita si verificano nelle notti estive in cui splende nel cielo l'ultimo quarto di luna. In questi casi, infatti, nelle ore prima dell'alba la luna sarà alta nel cielo e farà luce sufficiente a girare senza bisogno della pila frontale (che comunque va portata per sicurezza). Il paesaggio lunare è molto diverso da quello diurno: quando c'è poca luce vediamo il mondo con i bastoncelli, i fotorecettori della retina specializzati per la scarsa luminosità, che non distinguono i colori. Il mondo appare così in bianco e nero, soffuso, misterioso. L'ora della partenza deve essere regolata in modo da arrivare al lago Fiorenza in tempo per vedere il sole illuminare il Monviso
- Bourgà e meire di Ostana
- È meglio avere sette buchi nella testa o una galaberna nella minestra?
- Mombracho sopra Saluzo
- Il Mombracco è una montagna davvero curiosa e singolare, a cominciare dall'assenza di una cima
- Barme, fourest, jumarre e chaouvie
- Angrogna è uno di quei paesi senza un vero concentrico, poiché è invece formata da tantissime frazioni equipollenti, diffuse a macchia sui pendii più propizi all'insediamento e all’agricoltura. Il territorio comunale include un’intera valle prealpina, breve e incassata, di difficile accesso a dalla pianura e senza sbocchi oltre lo spartiacque. Dalle colline all'estremità occidentale della Pianura Padana, dove si coltivano la vite e gli ulivi, sale in pochi balzi fino a quasi 3000 m, dove il consumo frequente della carne degli stambecchi conferiva agli alpigiani «una meravigliosa dispsizione dei loro corpi e soprattutto della gamba» e qualche goccia del loro sangue sciolta nel vino combatteva la depressione
- Conca Cialancia
- Fino al limite della vegetazione arborea il vallone è incredibilmente stretto e profondo, dai fianchi dirupati e spesso inaccessibili, una versione amazzonica del topos romantico dell'orrido privo di cielo. Al di sopra dei 2000 metri, gli alberi lasciano spazio alla brughiera e alle praterie, il fondo si allarga e il cielo blu si avvicina, ma i fianchi restano ripidi e spesso rocciosi.
- Punta Ceresa 1268 m
- Vigne nella nebbia, cattolici in una valle valdese, riti urbani tra i monti, spezie alpine: una zona interessante
- Visionari, soldati, minatori e fuorilegge a 3000 m
- Tocco con mano una forma di colonizzazione positivista dell'alta montagna, lontana dagli stereotipi arcadici, ma sempre in consonanza con la grande fatica dei montanari
- Vallone Grandubbione
- Per questo vallone persino la laconica Guida ai monti d'Italia del CAI spreca l'aggettivo "pittoresco"
- Sacra di San Michele 962 m
- Da quando scoprii Punta Martin e l'Alpesisa, ho sempre invidiato i genovesi, perché possono fare escursioni in montagna partendo a piedi dalla città. Tuttavia con questa mi sono vendicato, perché ho raggiunto la Sacra di San Michele, l'abbazia medievale che guarda dall'alto l'imbocco della valle di Susa, partendo dalla fermata di un autobus urbano di Torino
- Heremittibus super montaneam Villarii Fulcardi
- Anello di media e bassa montagna tra bassa valle di Susa e val Sangone, dagli insediamenti permanenti in massima parte residenziali, che beneficiano della comodità fornita dall'ottocentesca ferrovia del Frejus, fino agli alpeggi di media montagna, in un territorio colonizzato da un'abbazia medievale di eremiti alpini
- L'inverso di Mattie
- Dai castagni ai rododendri, un viaggio primaverile a rebours dalla terra alle nuvole
- Gran Bosco di Salbertrand
- Una delle prime escursioni dopo il primo lockdown Covid, con foto risalenti invece a giri autunnali tra le nebbie
- Tour du Rois Mages
- I Re Magi (Gaspare, Baldassarre e Melchiorre) sono tre cime dolomitiche di circa tremila metri di altezza, che si trovano tra la valle della Rho e la Valle Stretta, in alta valle di Susa. I nomi che la tradizione cattolica ha associato agli evangelici Magi nascono da un devoto pellegrino medievale, che aveva anche attribuito il nome Tabor a una cima vicina
Alpi Graie
- Cima Rodčenko 1327 m
- Invece Aleksandr Michajlovič Rodčenko, innovativo fotografo dell'avanguardia russa del primo Novecento, l'avrebbe senz'altro prediletta per immortalare con prospettiva ardita il traliccio dell'alta tensione, costruito esattamente sull'arrotondata vetta, che la rende individuabile da chilometri
- Laghi di Sumiana
- I laghi di Sumiana sono due minuscoli specchi d'acqua delle valli di Lanzo, posti in un breve vallone del tutto marginale. È una zona a torto fuori dai principali itinerari escursionistici, in quanto è molto densa di testimonianze della civiltà contadina e operaia del passato
- Santuario di Santa Cristina 1340 m
- Le Valli di Lanzo dalla u di uja alla double u di Willy il Coyote
- Santuario di Nostra Signora di Loreto 1340 m
- Sul prato all'inglese davanti all'ingresso della chiesa è stravaccata una chiassosa famigliola, che sta per essere educatamente rimossa dal compassato curato, che non manifesta giustificabili istinti omicidi. Il rumore è la cifra distintiva della civiltà del lavoro e del consumo e pertanto è fuori luogo in questa oasi meditativa
- Lago Bojret 2254 m
- Mi affaccio su un versante completamente diverso: mentre prima, a parte qualche pietraia, il pendio era prevalentemente liscio ed erboso, ora tutto è roccioso e frastagliato. Per superare questi dirupi, i pastori costruirono un sistema di scale di roccia, ampliando e strutturando delle cenge
- L'orsetto di Cichin
- L'aspetto geografico più evidente è la ripidezza del versante: in appena cinque chilometri di sentiero, in salita supererò un dislivello di 1600 m, con una pendenza media superiore al 30%, ma ancora più elevata nella parte alta, tra san Domenico e il culmine
- Alpe Vailet 2233 m
- «Il vallone che si percorre è assai pittoresco, per le molte cascate che vi fanno i torrentelli, per i successivi balzi a picco che presenta la roccia gneissica caratteristica della zona del Gran Paradiso». Così descrive il vallone di Vassola un alpinista che nel 1901 salì sul monte Bessun (partendo a piedi da Chialamberto all'una di notte e rientrando alle 19, per inciso)
- Alpe Quinseina 1925 m
- Raccatto due euro dal portafogli e vado ad accendere una candela a tutti questi dèi montani, per ringraziarli dell'escursione soddisfacente
- La casaforte di Pertia 1226 m
- Questo infatti è un giro per amanti della montagna vissuta, dove non si raggiungono cime prestigiose né si ammirano panorami a perdita d’occhio. Ma qui ci si può fare un’idea di dove vivevano una volta i montanari: in magri appezzamenti di terra strappati con gran fatica alla montagna. Il percorso di snoda su antiche mulattiere che hanno richiesto ingenti lavori di costruzione, ma oggi sono del tutto dimenticate e quasi per nulla percorse
- Sentiero Glaciologico Federico Sacco al Ciardoney
- Il sentiero glaciologico di Ciardoney non presenta alcuna qualità instagrammabile, ma è raccomandato per chi cerca il contatto con la natura lontano dalle attrezzature contemporanee per turisti
- Monte Vailet 2613 m
- Chiedo se mi possono dare una cena. «Vuole una pasta o delle cosette buone che faccio io?» mi chiede la signora. Senza neanche riflettere opto per le seconde e ceno senza sapere cosa mi attende alla portata successiva, ma senza il rischio di delusioni. Intanto una flautista francese accompagna il mio pasto con la Syrinx di Debussy e altri brani. Nel frattempo ho preso a sentire così freddo da aver bisogno del pile: che gioia!
- Laghetti di Bellagarda
- Appoggio lo zaino a terra e vado sulla sponda opposta alla ricerca di un punto per le foto pomeridiane che ho in mente. Al primo tentativo sono fermato da una palude, quindi provo dalla parte opposta e da una curva del sentiero individuo una tenue traccia, forse di selvatici che vengono a bere e a nutrirsi di mirtilli; fa il periplo del lago e si affaccia su alcuni punti strategici per le foto.
- Bivacco Ivrea 2770 m
- Al bivacco Ivrea si arriva dopo una salita di 6 ore e oltre 1700 m, per sentieri dei pastori e una mulattiera di caccia del primo re d'Italia. Sin da quando ragazzo ne vidi la posizione sulla carta IGC del Gran Paradiso, ho sognato di raggiungerlo: non tanto per il dislivello, che con una salita diretta potrebbe essere superato in 4 ore da un camminatore medio, ma per la distanza che lo separa dalla civiltà motorizzata e dall'affollamento agostano delle zone di comodo accesso
- Il vallone del Roc
- Gli anelli del vallone del Roc sono escursioni con molti sapori. Portano in zone poco frequentate e paesaggisticamente molto belle, dove è anche facile avvistare animali selvatici. In più raccontano storie che partono dalle cacce reali di metà Ottocento e arrivano fino agli ultimi abitanti di borgate sperdute, passando per una campale battaglia partigiana e alpinisti ribelli
Valle d’Aosta
- Alta Via 2 Naturalistica della Valle d'Aosta
- La natura selvaggia diventerà un valore e si comincerà ad amare le montagne incontaminate solo con l'Illuminismo, ma soprattutto il Romanticismo: i primi a salire sui giganti delle Alpi non furono i montanari, ma gente venuta da lontano, che apparteneva ad un altrove geografico e culturale
- Tête du Mont 1897 m
- La mulattiera sale tra i terrazzamenti al margine del paese e poi si inerpica in una zona impervia, anche sfruttando le cenge naturali. Già in basso si nota la costruzione, sorprendente, se si pensa che tutto il lavoro serviva a colonizzare il minuscolo fazzoletto verde di Barmelle. Ma è verso i due terzi della salita che il tracciato diventa spettacolare: una scala a picco sulla valle, roccia modellata con la roccia
- Boschi e pietre dell'Avic
- Questa escursione sarà una profonda immersione nel nucleo dell'immaginario romantico alpino, seppure rivisitato in chiave milleniale, perché attraverserò prevalentemente ambienti di una bellezza struggente e talvolta pure sublime, sia per la natura che per i manufatti, ma tralasciati dal turismo di massa della Vallée, che qui punta unicamente alla zona dei laghi più accessibili
- Val Clavalité
- Faccio loro un servizio fotografico completo, come alle cosce di una desnuda da calendario Pirelli sulla spiaggia dei Conigli. Devo anche loro la vita
- La balconata del Gran Paradiso
- La mia attenzione è ben presto catturata da uno stranissimo masso di una roccia scistosa, in parte coperta da licheni arancioni. Il suo aspetto a fauci bitorzolute e deformi è talmente bizzarro e inconsueto che mi piacerebbe tanto avere un geologo con me a cui chiedere delucidazioni
- Rifugio Nacamuli 2818 m
- Alla base delle pareti si accumulano immensi ghiaioni di detrito fine, segno che qui la roccia è molto friabile. Una volta dal rifugio abbiamo visto un'impressionante frana: si è sentito un boato fragoroso e da un canalone molto ripido si è sollevato un nuvolone esteso lungo tutto il canalone, alto e stretto. Dalla base piovevano massi che andavano a rimbalzare sul ghiacciaio sottostante. Quando la nebbia polverosa si è diradata, il canalone aveva completamente cambiato colore: ora si mostrava come una striscia assai più chiara delle rocce circostanti
- Santuario di Cunéi
- […]ma soprattutto un santuario meta di pellegrinaggio, dove si svolge un rito ancestrale, ora integrato nella religione cattolica
- I laghi di Brusson
- Laghi a garganella, ma anche incantesimi, boschi di conifere, filoni auriferi, prati fioriti, ru, morfologie glaciali, noci alpinisti e villaggi perduti
- Vallone delle Cime Bianche 3000 m
- I viaggi sui sentieri sono spesso viaggi nel passato. Questo lo è senz'altro, ma è soprattutto un viaggio nel presente e nel futuro
- Vallone di Loo
- Resto assorto ad ammirare la valle sotto di me, con una torbiera e più sotto l'alpeggio di Ober Loo. Da qua si vede bene la diversa conformazione della valle a destra, scavata a V dal torrente, da quella scavata a sinistra dal ghiacciaio, dal fondo molto più ampio e con un laghetto chiuso da dossi montonati, che potrebbe essere stata la base di un circo glaciale
- Vallone di San Grato
- Escursione in un bel vallone sospeso, dove si possono anche ammirare le architetture walser
Alpi Pennine e Lepontine
- Il Grande Est del Devero
- Fino agli anni Settanta del Novecento bisognava invece arrivare a piedi, superando la soglia di sbarramento glaciale, che separa l’alpe dalla bassa valle. Così scrive uno scrittore locale: «Qui la strada, se può chiamarsi così un sentiero scabroso, percorso solamente dal bestiame da latte e dai muli, si alza con numerosi giri e rigiri, finché, oltre mille metri sopra il livello del mare, si fa ad un tratto orizzontale e sbocca in una verdeggiante e bellissima valle che nessuno avrebbe sognato a tale altezza»
- Monte Cistella 2880 m
- Unica via di fuga è la Costetta. Una sottile lama di roccia tra due pareti verticali, scende ripidissima. Sono alla fin fine poche decine di metri, ma se non ci fosse il corrimano non so se la percorrerei. Al massimo strisciando ignominiosamente sul sedere e tremando come una foglia
- Alpe Fornalino 2114 m
- Ho rimosso il ragionamento elaborato per giustificare la scelta dissennata, come quei traumatizzati da una violenza, che hanno rimosso l'evento, ma provano angoscia quando si evoca un dettaglio della scena. Nel nostro caso, questo dettaglio potrebbero senz'altro essere gli ontani
- Monte Massone 2161 m
- Siamo infine alla meta della gita, dove ci aspetta la foto di vetta. La prassi vorrebbe che ci sistemassimo tutti intorno alla croce e che qualcuno dal basso ci riprendesse, per creare una di quelle foto che si vedono su decine di siti, così indistinguibili le une dalle altre che potrebbero essere scattate indifferentemente sul Musiné o sul Cervino: in basso tre pietre o un ciuffo d'erba, in mezzo un gruppo di persone, in alto una croce o una madonnina, dietro il cielo blu o la nuvola di Fantozzi, a seconda. La capogita ha però un'idea geniale: dato che la gita è bella per il panorama sui laghi, perché non mettere il fotografo vicino alla croce e il gruppo in basso? Detto fatto
- Pizzo Proman 2099 m
- Una cappella che domina la valle, alpeggi trasmutati in eremi, faggete, un'improvviso panorama. Un lungo avvicinamento, una salita fino al confine, una mulattiera di un'insensata opera militare, una discesa fino al buio della notte. Così è stata l'interminabile escursione al Pizzo Proman, massiccia e dirupata montagna sullo scosceso crinale tra la bassa Val d'Ossola e la Val Grande
- Colma di Vercio 1255 m
- Devo dire che durante la fioritura è quasi certamente il più bel posto che conosco, perché coniuga la bellezza del posto in sè con un panorama fantastico. È un gruppo di case sparse su un cocuzzolo ondulato che si distacca dalla ripida parete che discende dal Pizzo Faiè. È abitato da un eremita che cura i prati mantenendoli all'inglese, e che nel corso degli anni ha piantato molti cespugli di azalee, camelie e altro che in questa stagione fioriscono di colori infuocati. Il luogo trasmette un senso di pace paradisiaco, anche grazie al panorama a 180 gradi, che spazia dalla valle del Toce ai laghi. Piccoli e sottili verso l'orizzonte fanno capolino anche quelli di Monate e Varese
- Pizzo Marona 2051 m
- In discesa incrociamo una coppia giovane con accento anglosassone che sta risalendo la scala santa. Sono carichi come Messner quando ha attraversato il Polo senza supporto, con due zaini giganteschi e gonfi. Sono esausti: la ragazza china sotto il peso dello zaino appoggia le mani sugli scalini a monte e si spinge su facendo forza sulle braccia
Alpi Centrali
- Sentiero del Viandante
- Ci sono cime, paesi, vicoli, chiese, torri, ponti, orti, alpeggi, orridi, arilli, gesuoli, darsene, lungolaghi, vele, belvedere; ma anche tralicci, villette, garage, piscine, palazzacci, tubature, tutti degni di uno sguardo e di una riflessione. Abbiamo trascorso quasi più tempo fermi ad ammirare qualcosa o a gironzolare in tondo, che in marcia lungo il sentiero preposto.
- Valmalenco
- Qui siamo nel regno della ganda
- Via Valeriana
- Abbiamo infatti introdotto qualche variante al volo al percorso prestabilito, in parte mossi da interessi nostri, in parte condizionati da contingenze. La principale è stata di salire l'ultimo giorno in cima alla Corna Trentapassi, una montagna dalle pendici di dirupi erbosi a picco sulla parte settentrionale del lago, chiaramente riconoscibile fin da Iseo.
- Meraner Höhenweg-Alta Via di Merano
- L'operazione più critica della giornata è al mattino in fase di programmazione, quando bisogna individuare sulla carta il maso ottimale, tra i quattro o cinque che attraverseremo, per accomodare le gambe sotto al tavolo: il nodo nevralgico è strutturare la sosta in modo che non sia né troppo ravvicinata alla colazione a base di pane tirolese con speck, burro e marmellata, ma nemmeno alla cena di patate e salsiccia. Bisogna anche calcolare il tempo necessario per smaltire la Forst di mezzogiorno, in previsione della Hefe Weisse dell'aperitivo (il vino è meglio lasciarlo perdere). Inoltre bisogna studiare bene le isoipse sulla carta, per non trovarsi una spiacevole salita a stomaco pieno
Alpi Orientali
- Santuario di Madonna della Corona 774 m
- «La sua situazione su uno stretto ripiano della parete strapiombante e la disposizione irregolare degli annessi fabbricati per la canonica, l'oratorio e i negozi, il tutto quasi sospeso fra precipizi, fanno pensare a quei conventi dell'Anatolia e delle ambe abissine, ai quali si accede tirati su con corde o per sentieri invisibili»
- Alta Via 6 dei Silenzi
- Professa la montagna come sofferenza e vive da eremita misantropo, come in un castello arroccato all'attacco della val Canal, come è conosciuta in Carnia la val Pesarina. Lui ne ha marcato l'imbocco apponendovi una bricola, il gruppo di pali che segnala l'inizio di un canale nella laguna veneta. Gode della compagnia di un solo aiutante, giovane discendente della famiglia che ha fondato il rifugio, e della Lobaria, un lichene scacciato dalla civiltà umana, che si rifugia nell'aria pulita di questa zona remota
Isole
- Delta del Po
- Cammino sulle terre più giovani d'Italia, che hanno al massimo 400 anni. Sono nate quando la Serenissima decise di deviare il corso del Po, per evitare che insabbiasse la laguna. Ma anche per insabbiare a sua volta la zona in cui il Papa avrebbe voluto costruire un porto, che le avrebbe fatto concorrenza
- Sentiero selvaggio
- L'ambiente è quello di montagne calcaree, aspre, senza sorgenti (in cinque giorni si attrarversa un solo corso d'acqua permanente) e senza pascoli (le capre, unici animali che resistono qui, mangiano le foglie della macchia e dei lecci). Eccezione sono degli altopiani argillosi, fertili, che erano la vera ricchezza di queste terre. All'interno il paesaggio è tormentato, inciso da profonde valli scavate dai torrenti nella morbida roccia calcarea. La peculiarità geologica sono archi di roccia, scavati da vento e acqua nelle numerose falesie. La vegetazione è quella tipica della macchia, con i suoi profumi intensi e gli accesi colori della fioritura, che ha il suo culmine tra aprile e maggio
- Viaggio nella terra senza cimiteri
- Il primo elemento di paesaggio alieno che si incontra è qualcosa che manca: il cimitero. La vecchia mulattiera, l'unica per persone e bestie prima che aprissero le carrozzabili, costeggia una chiesa isolata, con alcune tombe accanto. Poi procede e qua e là si trovano altre tombe, sul bordo, isolate. Alcune sono cintate, altre invase dall'edera, altre ancora hanno scritte consunte e illeggibili. Poi non se ne vedono più. Verso il paese successivo, il paesaggio si ripete: mentre la mulattiera dal torrente sale alle case, una tomba solitaria, altre inglobate dal bosco, una ben tenuta tra le melanzane
Altro
- Giro del quadrato
- Cronaca di 10 giri del mio tristo isolato, condensati in uno solo
Accanto a ogni gita trovate un voto comprensivo, espresso in stelle, che indica quanto mi è piaciuta l‘escursione; può servire come guida per sapere quali leggere. Nel testo troverete articolate le ragioni. Sono naturalmente molto soggettive: ad esempio, adoro la nebbia nei boschi e il trek della val Maira, tre giorni di marcia tra le nuvole basse, ha avuto il massimo dei voti, ma magari qualcun altro potrebbe esssere di diverso avviso (tipo tutti gli amici con cui ho condiviso l‘avventura). Per contro non amo ambienti che invece fanno impazzire altri escursionisti.
Il giudizio non è puramente estetico, ma dipende anche dai motivi di interesse incontrati lungo il percorso. Pertanto ottengono in genere voti più alti percorsi che hanno più cose da raccontare, in cui si possono fare più esperienze, rispetto a percorsi in un ambiente magari più belli ma in cui si vede lo stesso panorama per gran parte della giornata. Per questo di solito i trek itineranti hanno voti alti, che non sono la media o la somma delle singole tappe, ma piuttosto esprimono il piacere di stare più a lungo a contatto con un luogo e di approfondirne la conoscenza, oltre che di venire a contatto con i suoi abitanti, la sera nei paesi; non bisogna poi dimenticare la possibilità di godere della luce migliore, che nelle escursioni giornaliere è più raro incontrare, per ovvi motivi logistici.
Godetevi le foto, ma non fatevi influenzare da loro nel valuare l‘attrattiva dei posti: non è sempre vero che a ambienti più attraenti corrispondono foto migliori, perché in generale un bel panorama non produce affatto foto belle, almeno non in maniera meccanica. Ci sono d'altra parte posti affascinanti che sono in compenso poco fotografabili, come ad esempio i boschi, soprattutto misti, o le zone di «orrida magnificenza», per citare uno scrittore romantico. Sono invece più importanti le condizioni meteorologiche e la luce che si incontra quel giorno: ogni percorso beneficia di certe atmosfere piuttosto che di altre, senza regole assolute. Inoltre col tempo ho imparato a fotografare in maniera più consapevole e riflessiva, per cui gite più recenti hanno scatti più efficaci.