Anello dei Quarti
Valle Po
27 luglio
In un baleno
Per questo le condizioni ideali per effettuare questa gita si verificano nelle notti estive in cui splende nel cielo l'ultimo quarto di luna. In questi casi, infatti, nelle ore prima dell'alba la luna sarà alta nel cielo e farà luce sufficiente a girare senza bisogno della pila frontale (che comunque va portata per sicurezza). Il paesaggio lunare è molto diverso da quello diurno: quando c'è poca luce vediamo il mondo con i bastoncelli, i fotorecettori della retina specializzati per la scarsa luminosità, che non distinguono i colori. Il mondo appare così in bianco e nero, soffuso, misterioso. L'ora della partenza deve essere regolata in modo da arrivare al lago Fiorenza in tempo per vedere il sole illuminare il Monviso
Diario di viaggio
Un breve anello ai piedi del Monviso, che per essere goduto appieno necessita di condizioni particolari. Attorno al Monviso le nuvole si addensano molto presto: capita anche in giornate in cui le Alpi sono altrimenti sgombre. Inoltre il Monviso viene investito in pieno dalle prime luci del giorno, dalla fioca luce violetta di mezz'ora prima dell'aurora, alla classica triade rosso-arancio-giallo dopo il sorgere del sole.
Per questo le condizioni ideali per effettuare questa gita si verificano nelle notti estive in cui splende nel cielo l'ultimo quarto di luna. In questi casi, infatti, nelle ore prima dell'alba la luna sarà alta nel cielo e farà luce sufficiente a girare senza bisogno della pila frontale (che comunque va portata per sicurezza). Il paesaggio lunare è molto diverso da quello diurno: quando c'è poca luce vediamo il mondo con i bastoncelli, i fotorecettori della retina specializzati per la scarsa luminosità, che non distinguono i colori. Il mondo appare così in bianco e nero, soffuso, misterioso.
L'ora della partenza deve essere regolata in modo da arrivare al lago Fiorenza in tempo per vedere il sole illuminare il Monviso. Per scoprire orari di sole e luna basta usare un simulatore del cielo come l'ottimo Stellarium.
A parte lo spettacolo della notte e dell'alba, gli altri motivi di interesse di questa escursione sono due. Il primo è tratto di valle Po tra Pian della Regina e Pian del re, che normalmente non si vede perché si passa in auto sulla strada, che corre più in alto. Il secondo è il selvaggio vallone dei Quarti, che dal lago Chiaretto scende verso Pian della Regina, una zona poco frequentata di questa zona altrimenti affollata.
Dal parcheggio del ristorante si scende per la strada e si punta verso la cappella al fondo del piano. Si guada il torrente e si passa poco al di sopra di una cascata del Po. Se si scende alla sua base, si potrà ammirare il Monviso svettare in cima al salto d'acqua. Mi fermo qui a fotografare la luce viola che illumina le Alpi occidentali mezz'ora prima dell'alba. Mentre aspetto vedo passare sul sentiero un collega vampiro con la pila, ignaro della sua inutilità. Oggi c'è parecchia foschia e lo spettacolo è un po' sommesso. Ritornati sul sentiero, si raggiunge la testa della cascata, dove si trova il classico pianoro formato da un lago interrato. Qui il Po, già gonfio d'acqua alla sorgente, serpeggia tra i prati. Il Monviso è nascosto in questo tratto, ma una finestra è aperta sul Viso Mozzo, che tra poco verrà investito dalla luce rossa.
Al termine del piano c'è uno sbarramento naturale, dove il Po forma un'altra cascata. Il salto è dominato in cima dalla cappella ai margini di Pian del Re. Si sale più ripidamente avvicinandosi alla cascata (e raggiungendo la base, volendo) per poi raggiungere la quota della cappella e entrare nel Pian del Re.
Seguendo il sentiero si evita il parcheggio e si va ad attraversare la torbiera, in piena fioritura. Qui incontro subito una salamandra di Lanza, una salamandra smilza e tutta nera endemica di questa zona. Essendo anfibi, è più facile vederle al mattino e alla sera, oltre che nelle giornate umide di nubi basse. Superata la sorgente del Po, che grazie alle abbondanti nevicate primaverili è particolarmente copiosa, si sale a tornanti, senza difficoltà si guada un torrente e si raggiunge il lago Fiorenza. Il lago è liscio e sono ancora in tempo per riprendere il riflesso del Monviso coi suoi paggi nella luce dorata. Un pescatore e una tenda gialla sono le uniche presenze umane.
Trovo che questo lago sia anche molto bello nella luce della sera, quando spesso il cielo è coperto, o addirittura è immerso nella nebbia. Nella quiete e nella solitudine di quell'ora non è raro fare incontri con animali, come quella femmina di stambecco con i due cuccioli che incontrai di ritorno da una passeggiata al Quintino Sella.
Compiuto il dovere, raggiungo un colletto sulla sinistra del sentiero, non senza aver disturbato una salamandra che se ne stava tranquilla in mezzo alla traccia. Qui c'è già il sole, e mi sistemo a fare colazione. Verso valle si vede la foschia spessa che ricopre la pianura. Siamo in uno di quei giorni di canicola che riempiono le pagine dei giornali altrimenti deserte per le ferie estive. Mi chiedo quando tempo ci impiegherà a risalire e avvolgere la zona. Molto più di quanto immagini, scoprirò poi.
Ritorno nella zona d'ombra attorno al lago Fiorenza e riprendo a salire verso il lago Chiaretto. Passo accanto ai due abitanti della tenda che stanno facendo colazione. Dopo una breve salita, raggiungo il poggio sopra il lago color acquamarina e vado a cercare un punto dove fotografarlo, con il Monviso e il quarto di luna che sta per scomparirvi dietro. Intanto un gheppio vola raso al suolo tra i fischi forsennati delle marmotte. Riprendo il sentiero verso il rifugio Alpetto, che scende nel punto del lago che guarda verso valle, dove le sponde sono più basse. Non c'è un emissario di superficie, ma più avanti nel vallone dei Quarti si passa a monte di una copiosa sorgente, frutto probabile di un emissario sotterraneo. Lungo la sponda occidentale del lago il sentiero si fa più esile, per poi tornare più evidente prima di piegare a sinistra e puntare verso valle.
Siamo nel vallone dei Quarti. L'ambiente per un lungo tratto è marcato da pianori verdissimi puntellati di grandi massi. Ben presto si trova un bivio. Verso destra prosegue il sentiero segnato da tacche biancorosse verso il rifugio, mentre qualche ometto indica verso sinistra la traccia che rimane nel vallone. Non avendo una cartina decente resto un po' incerto su quale prendere, ma poi vedo un ragazzo salire da sinistra con uno zaino molto piccolo, che non può avere certo pernottato in un rifugio. A ruota segue la fidanzata, che non sembra eccessivamente felice di essere qui.
La traccia prosegue esile attraversando altri pianori prativi ingombri di grossi massi. Davanti si vedono le nubi, che cominciano a risalire la valle, superarmi e avvolgere le montagne circostanti. Voltandomi, tra le nubi vedo il Monviso e il Visolotto dominare con la loro mole questa zona verde. Quanto mi piacerebbe venire a riprendere questa scena con la luna! Peccato che non abbia una lente di focale e luminosità adatta. E che soprattutto arrivare fin qui di notte non è tanto semplice: in certi tratti i sentieri sono abbastanza esili anche per il giorno.
Ad un certo punto i pianori finiscono e la valle sospesa termina in un brusco salto, che un sentiero discende tagliando il versante verso destra. Il paesaggio cambia radicalmente: non più prati pianeggianti, ma pendii ricoperti di ontani. Il sentiero passa a monte di una copiosa sorgente, presumibilmente l'emissario sotterraneo del lago Chiaretto. La valle Po ha anche una zona carsica, ma qui probabilmente il fiume passa nelle porosità dei depositi morenici che sbarrano il lago. La zona attraversata Meno male che si passa a monte, perché il guado non dev'essere proprio banale. L'ambiente si fa meno interessante e scendo più distratto fin dove il sentiero confluisce in una stradina.
Sono quasi le dieci del mattino e comincio a trovare un po' di gente che sale. prima due giovani atletici con due zaini ciclopici, con tanto di corde legate all'esterno. Poi alcune famiglie con bambini, che da Pian della Regina hanno fatto due passi per mettersi appetito, ma non hanno l'aria di voler andare tanto lontano. Sono infatti poco sopra la cascata che ho fotografato alla partenza. Ancora quattro passi e raggiungo il parcheggio, dove l'auto ha già fatto in tempo a scaldarsi. Un panino e una birra tra la gente che deve ancora partire per la sua gita e poi torno a valle.