La via romana di Bonassola

Riviera di Levante

Inverno


In un baleno

Poco dopo, c'è la possibilità di fare una deviazione alla spiaggia di Scà, una sottile linea sassosa tra alte pareti rocciose, che d'inverno la lasciano in ombra fino al tardo pomeriggio. Nei giorni di mare turbolento, già prima di arrivare si ode il rombo delle onde che si scagliano contro le pareti di marmo rosso e spumeggiando celano i massi, per poi ritirarsi. Due gabbiani assisi su una piazzola della parete ci contemplano, mentre noi ammiriamo il rumoroso spettacolo delle onde spumeggianti

Portopidocchio
Portopidocchio

Diario di viaggio

Il sentiero che da Scernio resta in quota, a monte di Bonassola, segue una via di comunicazione di origine romana, che rimane un po' più in alto della costa e, nelle belle giornate, offre un magnifico panorama non solo sulla vicina costa, ma fino alle Alpi Liguri. Consente inoltre di attraversare alcune borgate che, pur essendo vista mare, sono isolate e sono state perciò risparmiate dallo sviluppo edilizio turistico, che comunque in queste zone è stato più contenuto che a Ponente. Il tratto in questione è breve, per cui lo si può prolungare a piacimento verso est come verso ovest, verso Deiva come verso Monterosso. Qui viene proposta una gita di lunghezza limitata, da Levanto a Framura, con possibilità di rientro a Levanto per la pedonale, che offre molto tempo per le digressioni e le pause contemplative. A gennaio 2015 mi sono trovato molti nuovi cartelli in legno a segnalare tutti i bivi e pure i sentieri che una volta erano anonimi.

Le condizioni meteorologiche alla partenza sono un po' incerte: a Genova è terso, ma da Camogli in poi nuvole buie si addensano a tratti sulla costa. Dopo il fronte di ieri, al mattino sono previste piogge residue a Levante, seguite da schiarite pomeridiane. Quando due anni venni qui con previsioni analoghe, un menzognero arcobaleno fu seguito da oltre un'ora di pioggia battente, a cui succedette un tramonto spettacolare. Questa volta mi andrà meglio, perché la giornata sarà asciutta, velata dalla tarda mattinata e limpida nell'ultima ora di sole.
Da Levanto si segue la passeggiata a mare ricavata sul percorso della vecchia ferrovia. In alternativa, si può camminare sul bagnasciuga, dove, facendo attenzione, si riconoscono pietre di molti colori e quindi natura molto differenti tra loro. Il mare si va placando, ma riserva ancora ondate e spruzzi spumeggianti. In queste giornate di mare mosso, si possono vedere frotte di surfisti, vestiti di mute nere, alla caccia dell'onda. Se ne stanno poco al largo, dove le onde prendono forma, e alla spicciolata si lanciano verso riva tentando di cavalcare un cavallone. Un fotografo con un teleobiettivo che sembra un cannone è intento a riprenderli. Dove la pedonale si insinua nelle gallerie, la si lascia e si prende a salire per scalinate. Dopo le ultime ville, si attraversano zone spesso battute dagli incendi, che lasciano segni neri ben riconoscibili. Il fondo del sentiero è a tratti lastricato con una roccia blu scuro, lisciata da secoli di passaggio, che bagnata è una pista di pattinaggio. Al crescere della quota, il panorama si ampia fino ad abbracciare tutta Levanto. Le case di Scernio annunciano la dorsale oltre cui si scende a Bonassola. La via romana, invece, prosegue a mezzacosta in ambiente aperto, molto panoramico, verso Serra. Il mio scorcio preferito è all'inizio, dove una rete metallica fa da confine col panorama, formato dalla Chiesa della Madonna sul promontorio e dalle lontane Alpi Liguri, che d'inverno di solito sono coperte di neve. Ci sono rimasto malissimo la volta che non ho potuto rimirarlo, perché ci ho trovato una ruspa parcheggiata proprio davanti. Verso monte si riconoscono invece la chiesa di San Giorgio e le borgate che attraverseremo a breve. C'è qualche piccolo appezzamento di ulivi. Questa coltura, che a Ponente monopolizza intere valli, a Levante non è mai diventata monocoltura.
Dopo un tratto di discesa ripida con lastricatura antica e un ponte in pietra e mattoni, dettagli che ricordano la vetustà del tracciato, si confluisce su una strada asfaltata che va seguita per un breve tratto, fino a immettersi sulla stradina che costeggia la colorata chiesa di San Giorgio. Superato l'omonimo torrente, accanto a un mulino, si riprende a salire più decisamente e si sbuca su una stradina. A fianco di un campo di calcio si stacca il sentiero che andrà seguito per raggiungere Carpeneggio, ma prima conviene salire alla vicina Montaretto, i cui vicoli tra vivide casette liguri meritano senz'altro una visita. C'è anche un bar ristorante, aperto dalla mattina presto a mezzanotte, che nei giorni feriali ho trovato popolato di cacciatori. Se si vuole un caffè al termine del pasto, è il posto giusto per pranzare. La vecchia contadina che lo gestisce con i figli, coglie una domanda sul vino che ci serve per lanciarsi in un elegiaco ricordo dei tempi in cui c'era il marito, in cui avevano la forza anche per curare anche i campi e le pecore, in cui riusciva a stare tutto il giorno a schiena chinata, in cui….

Tornando sui propri passi, si nota un vecchio cartello artigianale che segnala i tre sentieri che scendono rispettivamente a Framura, Carpeneggio e Bonassola, reso inutile dalle nuove paline in legno, ma conservato. L'ultimo è quello percorso finora; ora bisogna imboccare quello centrale, che costeggia il Monte Brino e scende quindi verso la costa. Il tracciato è ampio, ma si nota che il terreno assai franoso tende ad invaderlo. Giunti sul versante marino del cocuzzolo, il panorama si apre da Punta Mesco a Portofino e oltre, fino al Beigua e alle Alpi. Molti pini sono morti a causa della cocciniglia, un insetto importato dalle pinete atlantiche con il commercio del legname, che nel clima più caldo e divenuto infestante. È molto difficile da debellare, perché, quando si attacca ai pini, si ricopre di uno strato di cera che lo rende inattaccabile ai pesticidi. L'unica soluzione è eliminare i pini troppo infestati e sperare che almeno qualcuno si riveli resistente e propaghi la specie.
Nei pressi delle case di Carpeneggio, compaiono nuovamente gli ulivi e con le loro reti colorate e trasparenti. Si oltrepassa la stradina che si dovrà poi imboccare per Framura e si prosegue per un comodo sentiero, che in un quarto d'ora porta al Salto della Lepre, eccezionale punto panoramico sulla Riviera di Levante. I dirupi che precipitano sul mare fanno venire le vertigine al solo affacciarsi. Solo i pini d'Aleppo riescono a colonizzare questi ambienti estremi, piagati da sale e aridità. Ci sono stato in un giorno di tramontana in cui si riconosceva chiaramente l'Isola d'Elba. Come in altri posti analoghi, come Punta Mesco o le Batterie di Camogli, in passato è stato colato abbondante cemento, in questo caso a opera della Wehrmacht: ci sono ancora i le viti piantate nel cemento, a cui si avvitava l'artiglieria.
Naturalmente è il posto più panoramico per pranzare, purché non sia già affollato, perché lo spazio a disposizione non è enorme. Bisogna anche tenere conto che a breve ci aspettano delle salite.

Tornati a Carpeneggio, si prende a sinistra verso Framura. Poco dopo, c'è la possibilità di fare una deviazione alla spiaggia di Scà, una sottile linea sassosa tra alte pareti rocciose, che d'inverno la lasciano in ombra fino al tardo pomeriggio. Nei giorni di mare turbolento, già prima di arrivare si ode il rombo delle onde che si scagliano contro le pareti di marmo rosso e spumeggiando celano i massi, per poi ritirarsi. Due gabbiani assisi su una piazzola della parete ci contemplano, mentre noi ammiriamo il rumoroso spettacolo delle onde spumeggianti. L'ultimo tratto di discesa richiede un po' di accortezza, a causa del fondo scivoloso. La risalita è un po' ripida, per cui è meglio pensarci un attimo prima di scendere a stomaco pieno. Nei pressi della case di Carpeneggio c'è qualche corbezzolo, che a novembre ha i frutti maturi e anche i fiori, che lo diventeranno l'anno successivo. In Liguria non si usa, ma con essi si può fare un miele molto amaro e molto aromatico.
Il sentiero verdeazzurro prosegue poi verso Framura, tra saliscendi in una fitta foresta di lecci. Si ritrova il terreno franoso del Monte Brino, tanto che in un breve tratto nel 2013 si sono resi necessari dei lavori di consolidamento e ripristino; ciononostante, il sentiero sta franando di nuovo. Si torna in ambiente più aperto in corrispondenza di Salice, per poi immergersi nuovamente nella foresta e nella macchia. Superato un torrente, il sentiero si avvicina alla ripida parete che precipita in mare a Punta dei Marmi, prossima meta; ad un certo punto si trova anche una piazzola sgombra di vegetazione da cui ammirare l'aspra costa.
Dove il sentiero sbocca nella strada asfaltata, sulla sinistra si trova una traccia, priva di indicazioni, che conduce alla spiaggia di Punta dei Marmi. Una volta era invasa dai cespugli, ma a ottobre 2014 l'ho trovata ripulita e ampliata; in una punto dove era franata sono stati eliminati dei cespugli ed è stato creato un passaggio a monte del punto critico. Alla fine si sbuca su una piazzola. Per arrivare al mare occorre fare un po' di ginnastica, perché la spiaggia è formata da massi di medie dimensioni accatastati a casaccio. In alcuni si notano delle perforazioni, perché questa era una cava di pietra, fin dal 1600. La roccia estratta era conosciuta commercialmente come marmo, per le sue caratteristiche di lucidatura. Da un punto di vista geologico, invece, si tratta di oficalce. È una roccia sedimentaria sottomarina, formata da frane delle dorsali oceaniche dello scomparso oceano ligure-piemontese, oppure da fratturazione tettoniche. Tra i granuli si sono anche depositati minerali carbonatici, che formano le caratteristiche venature biancastre. Di oficalce è anche la parete rossastra che precipita in mare. Anche il mare è cosparso di massi, ma arrotondati dalle onde. Il momento migliore per godersela è con i cavalloni, perché i flutti si infrangono contro le rocce tra mille spruzzi. Andarli a fotografare è sempre una scommessa sul punto che raggiungerà la prossima onda.
La meta successiva è la spiaggia di Portopidocchio. Una volta era possibile accedere alla pista ciclopedonale con un tunnel, ma nel 2016 è stato chiuso. Bisogna pertanto ripercorrere il sentiero dell'andata fino alla carrozzabile e proseguire verso ovest, fino ad una villa con torretta gialla, da cui parte la scalinata che scende alla minuscola spiaggia. In caso di mare agitato, la scala non è praticabile, perché scende sulla battigia, per cui bisogna andare fino alla stazione di Framura e, dal porto, imboccare la ciclopedonale.
La piccola spiaggia di ciottoli è chiusa tra due pareti incombenti. Penso che intorno al solstizio invernale sia in ombra tutto il giorno. Per trovare il sole bisognerebbe fare qualche bracciata nel mare gelido, o arrampicarsi sulle rocce viscide. Quando il mare è mosso, si vedono le onde incunearsi nella stretta apertura e poi la schiuma far schizzare in alto i ciottoli, che poi la risacca trascina a mare in un frastuono rilassante.
A questo punto ci sono due soluzioni per andare a riprendere il treno. Si può seguire la ciclabile, fino alla conclusione. Con qualche labirintico saliscendi si raggiunge il porto e di lì la stazione di Framura. Il problema è che questa stazione non ha nessun servizio. Volendo qualche confort in più e magari una focaccia o anche solo un caffè, si torna a Levanto per la ciclopedonale delle gallerie. Ha un certo fascino, perché offre delle finestre sulla costa alta e rocciosa, altrimenti inaccessibile. È magnifico percorrerla nei pomeriggi invernali, quando il sole sta per tuffarsi nel mare. I tramonti di Levanto, mi garantisce la signora che mi vende la focaccia, sono i migliori. La devono pensare così pure le torme di fotografi, schierati sulla balaustra del lungomare, con la fotocamera puntata verso la palla di fuoco, mentre alle loro spalle Levanto è baciata da una luce color arancio. Il signore col cannone è ancora lì; ha solo abbandonato i surfisti mira pure lui il sole, che dolcemente scompare dietro l'orizzonte. Avendo tempo, vale la pena fare anche una puntata alla chiesetta di Punta della Madonna a Bonassola. Dalla ciclopedonale si scende al porto e si imbocca una scalinata, che porta alla strada di accesso. Può essere molto affollata, perché in effetti è un posto molto romantico, da cui ammirare il tramonto.

Galleria fotografica

Levanto
Levanto
Levanto
Levanto
Scernio
Scernio
Punta della Madonna e Alpi Liguri
Punta della Madonna e Alpi Liguri
La via romana di Bonassola
La via romana di Bonassola
Reti per le olive
Reti per le olive
San Giorgio
San Giorgio
Arcobaleno al Salto della Lepre
Arcobaleno al Salto della Lepre
Arcobaleno al Salto della Lepre
Arcobaleno al Salto della Lepre
Tramonto al Salto della Lepre (Isola d
Tramonto al Salto della Lepre (Isola d'Elba)
La spiaggia di Scà
La spiaggia di Scà
Scà
Scà
Salice
Salice
Punta dei Marmi
Punta dei Marmi
Punta dei Marmi
Punta dei Marmi
Fiore di agave
Fiore di agave
Portopidocchio
Portopidocchio
Punta della Madonna
Punta della Madonna
Punta della Madonna
Punta della Madonna
Bonassola
Bonassola
Bonassola
Bonassola
Effimere sculture: ciclopedonale Levanto-Framura
Effimere sculture: ciclopedonale Levanto-Framura
Ciclopedonale Levanto-Framura
Ciclopedonale Levanto-Framura

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Sergio Chiappino

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