Portico di San Luca
Bologna
22 settembre
In un baleno
Alcuni salgono anche di corsa, seppure con ritmi da sedentari pancettamuniti, piuttosto che da alpestri trailer assatanati.
Diario di viaggio
Il portico di San Luca è uno sfoggio della ricchezza e della devozione di Bologna. Percorrerlo a piedi, in salita e discesa, in un sabato tardo-estivo, permette anche di vedere un campionario di bolognesità, oltre che di ammirare il pregevole manufatto.
Il punto di partenza è Porta Saragozza, dove la cerchia di mura medievali più esterne, successivamente demolite, delimitava la città. Da qui i portici dell'omonima via proseguono con uno stile uniforme. Erano tuttavia presenti già nel tratto entro le mura scomparse, seppur con un susseguirsi frenetico e incoerente di temi stilistici, come in un discorso caotico di una persona in preda alle emozioni. Lungo i portici sono sparpagliati esercizi al dettaglio, che saltuariamente li occupano con le loro bancarelle. Sono percorsi sia da residenti che da turisti, molti dei quali stranieri. In questo caldo equinozio si distinguono facilmente per il loro abbigliamento da stranieri al sud, come direbbe Herman Hesse.
Una volta raggiunta la base della collina, i portici sovrappassano la strada con l'arco del Meloncello e prendono a rimontare il pendio, alternando rampe a scalinate, entrambe in pietra. Il lungo percorso coperto è aperto su un lato, mentre sull'altro è chiuso da un muro, su cui ci sono decorazioni ad arco. Al centro degli archi sono state poste numerose targhe a ricordo di coloro che hanno contribuito alle opere di manutenzione e del motivo che li ha spinti a donare. Le targhe più recenti sono di oltre mezzo secolo fa; in diversi punti sembra proprio che sarebbero necessari nuovi benefattori per riportare i portici all'originario splendore. I colori delle decorazioni sono molto accesi, con il giallo che si alterna all'arancio.
Dopo l'arco cambia anche la frequentazione dei portici. Scompaiono i bolognesi in giro per commissioni e ne compaiono altri in tenuta ginnica. Alcuni salgono anche di corsa, seppure con ritmi da sedentari pancettamuniti, piuttosto che da alpestri trailer assatanati. Ne ho notati alcuni che conservavano la chiave dell'auto e i pochi effetti personali in una custodia di plastica cinta al braccio, anziché nei più comuni marsupi o zainetti. Restano numerosi i turisti stranieri; tuttavia la maggioranza di loro sale a bordo degli affollatissimi trenini che partono dal centro della città e risalgono la ripida strada, che corre non distante dal portico e in un punto lo attraversa interrompendone la continuità. Qui sono anche numerosi i ciclisti, che in salita mettono a dura prova i propri polpacci e in discesa i freni, perché la strada ripida e tortuosa va percorsa con molta prudenza. L'elevata frequentazione del portico è sottolineata dalla presenza di qualche mendicante, che nel centro ho visto altrimenti solo sotto i portici di via dell'Indipendenza e sull'uscio delle chiese.
A intervalli si aprono delle nicchie in cui sono posti dei quadri ispirati ai misteri del rosario. Il portico è infatti la via lungo cui scende in processione dalla chiesa in cima alla collina un'immagine sacra della Madonna con Bambino, le cui origini si perdono nella leggenda. Nella bibliografia è raccontata tutta la storia di questo culto. La chiesa è edificata in un sontuoso e curvilineo barocco. È anche possibile salire a una terrazza panoramica, da cui ammirare la città e l'Appennino, ma ci asteniamo a causa della foschia dovuta al clima afoso. Per fortuna da qui già si apprezza la differenza con la città, nonostante i soli duecento metri di dislivello.
Pranziamo nella pizzeria con cucina nei pressi del santuario, dove, oltre ai piatti grassi della tradizione emiliana, c'è anche opzione più adatta all'estate. Al pomeriggio scendiamo in città per visitare il complesso medievale di Santo Stefano. Dovessi tornarci dedicando la giornata alla fotografia di bolognesi e turisti, sarei combattuto tra quel complesso di chiese e questi portici, come quinta per gli scatti. Il resto del centro è invece troppo affollato e mi ha respinto. Poco prima di Porta Saragozza, facciamo una sosta nell'ottima sorbetteria sotto i portici, che conclude in gloria la nostra ascesa urbana.
Per approfondire
- Santuario della Madonna di San Luca, Wikipedia