La valletta
Monferrato
Un piccolo avvallamento tra tra i mille del Basso Monferrato, quota minima 170, massima 250, tra il recinto con lo struzzo e l'insegna con lo strafalcione di latino. Valle Pozzoglio è designato il rio che vi corre sul fondo, che sfocia presto in un canale artificiale; io di solito la chiamo la valle di cascina Gara, dall'unico edificio significativo, una costruzione rurale; a metà degli anni Dieci è stata trasformata in una villa di lusso con tanto di alti muri e telecamere, senza che però via abbia mai visto anima viva o anche solo un'imposta aperta. Due morbidi dossi a delimitare la valletta, pochi alberi, due o tre capezzagne e coltivazioni diverse ogni anno la rendono sempre nuova.
È il luogo ideale dove appostarsi per supplire alla propria imperizia fotografica (lasciate però a casa il grandangolare). D'inverno, con la terra nuda, in quei giorni in cui fa abbastanza freddo da gelare il terreno, altrimenti con il fango a imbrattare le gambe fino alle ginocchia. In primavera, con il grano ancora verde o la colza che brilla nella notte. D'estate no, con tutte le zanzare delle risaie: quella volta a fotografare le Perseidi resterà un unicum. L'autunno mi manca: in quei giorni sono tra i faggi. Nelle notti di luna, con la civetta che vola via dal noce, la volpe che fruscia tra il grano ancora verde e il riccio che mi soffia appallottolato sulla capezzagna.
Perché la foto di paesaggio è in realtà una foto meteorologica: basta tornare con luci diverse e il luogo sarà irriconoscibile.