Fotografare le stelle cadenti



Le Perseidi (aka lacrime di san Lorenzo) sono senz'altro lo sciame meteorico più popolare, non fosse altro che ad agosto ci sono le condizioni migliori per passare una notte fuori: si è in ferie e fa caldo. Tuttavia non sono certo l'unico: una lista completa, con le caratteristiche di ciascuno, è reperibile su un sito di astrofili.
Ammirarle è senz'altro bellisimo, ma perché non paortare a casa un ricordo tangibile dell'esperienza? Con le moderne fotocamere è possibile imprimere la loro scia sui sensori digitali.

Bisogna innanzitutto scegliere una notte senza luna e un luogo buio, lontano dagli insediamenti umani. La mia prima scelta non è stata troppo felice, perché sono andato nei pressi di una diga. C'ero già stato in una notte di luna e non mi ero reso conto di quanto fosse illuminata: c'era pure un po' di foschia per l'elevata umidità, per cui la luce diffusa era tale da costringermi a cambiare lo scatto che avevo in mente. Alla fine sono riuscito a sfruttare come base dello scatto delle montagne lontano dalla diga che erano debolmente illuminate. Nelle notti senza luna, il terreno è molto più scuro del cielo, come nei crepuscoli, per cui può essere opportuno scegliere terreni chiari: ghiacciai, rocce dolomitiche, etc. Magari farci un sopralluogo prima, in una notte senza luna e vedere come va con qualche scatto di prova. Per un secondo tentativo l'anno successivo, ho scelto un posto tra le colline vicino a casa: non sono buie come l’alta montagna, ma la Via Lattea era comunque visibile. Il vantaggio è senz’altro la temperatura più mite (quell’anno faceva molto meno caldo della media), lo svantaggio sono le zanzare. Sarà che il Monferrato è vicino alle risaie, o sarà stato il temporale di due giorni prima, sta di fatto che senza Autan sarebbe stato come fare un giro all’AVIS.

La tecnica di scatto è molto semplice, ed è la stessa che si usa per i fulmini.

  1. Si mette le fotocamera sul cavalletto, perché i tempi di scatto saranno almeno dell'ordine del secondo.
  2. Si punta la fotocamera verso la zona da inquadrare. Visto che è molto buio, è probabile che almeno del terreno non si veda nulla. Le mirrorless Panasonic hanno una funzione molto utile che può essere usata per rendere il mirino/schermo luminoso anche in questi casi, detta 'Conferma degli effetti della velocità dell'otturatore'. Se invece il soggetto che fa base è vicino lo si può illuminare con una pila, avvicinandola o allontanandola per regolarne la luminosità.
  3. Si mette a fuoco a infinito. Quando è tutto buio, c'è una tecnica semplice che consente di mettere a fuoco su una stella: si punta l'ingrandimento del Live View verso una stella luminosa e si mette a fuoco su di essa. È facilissimo e precisissimo.
  4. Si fa in modo che lo schermo sia spento per tutta la durata della sessione, in modo da risparmiare batteria (nel caso delle mirrorless anche il mirino)
  5. Si mette in modalità scatto a raffica e si blocca il pulsante di scatto con l'apposita leva del cavo di scatto remoto.
  6. Ci si sdraia su un luogo asciutto e ci si gode lo spettacolo, tanto la fotocamera fa tutto per noi.

Ci sono alcuni accorgimenti che aumentano la probabilità di una cattura.

Si tratta di ammennicoli costosi, ma che in questo caso fanno la differenza tra il portare a casa un risultato o restare con le pive nel sacco: meno luce si fa arrivare al sensore, meno meteore si fotografano. Non serve invece una batteria particolarmente prestante: in più di un'ora di scatti a raffica, con una mirrorless non ne ho consumato neanche un terzo. Per dare un'idea, la foto che vedete in alto è stata scattata a ISO 1000, f/0,95, 25s; la seconda a ISO 3200, f/1,4, 5s. Con questi parametri, nella foto vengono molte più stelle e meteore di quelle visibili a occhio nudo. Ho provato a fare un tentativo a ISO 400, f/2, 4 min, per avere dei trail anziché delle stelle puntiformi, ma in quel lasso di tempo non ho catturato nemmeno una meteora e mi sono scoraggiato



Per quanto riguarda la focale, occorre fare una puntalizzazione. Il grandangolare aumenta la possibilità di una cattura, ma rende la scia della meteora più corta e perciò meno appariscente: bisogna pertanto bilanciare i fattori. Personalmente mi sono trovato bene con un normale corto, perché nel corso di un paio d'ore ho catturato qualche scia e sono venute ben evidenti.

Ho fatto anche un tentativo serio di unire gli scatti singoli per creare un trail di tutta le sessione. Il risultato è stato deludente, perché le scie delle meteore scompaiono dietro a quelle delle stelle. Però ho imparato lo stesso qualcosa.
Con la mia fotocamera si attiva la riduzione del rumore delle lunghe esposizioni già con scatti di pochi secondi, specie ad alti ISO, ma ho trovato lo stesso un modo per non avere buchi nelle scie. Basta impostare un tempo di esposizione che sia meno della metà di quello massimo per avere stelle puntiformi (vedi il sito astropix.com).
Inoltre quella volta ho avuto un contrattempo: alle 3 è passato un camion diretto a un vicino panificio, che a quell’ora era in piena attività. I suoi lampeggianti gialli hanno illuminato il primo piano. Il problema si è manifestato solo in uno scatto; tuttavia quando si uniscono le singole esposizioni si prendono i pixel più chiari di ciascuna, per cui lo scatto composto è risultato chiaro.
In totale sono circa 550 scatti in un’ora e mezza. Erano 600, quanti ne contiene la mia SD, ma ho scartato gli ultimi 50, perché all’ultimo è passato l’unico aereo della sessione. Il mio Mac del 2009 ha sudato non poco per estrarre i tif dai RAW da 20 Mpix e unirli.


L’effetto è totalmente surreale, e la cosa mi sembra buona, ma le scie sono fin troppe, quasi esagerate e di cattivo gusto. Devo riprovare con la luna, quando ci sono meno stelle.

© 2008-2024
Sergio Chiappino

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