Rotonde


Pubblicato nel Rapporto Italia 2014.
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Chi come me macina chilometri sulle strade statali, si trova a superare sempre più rotonde. Lungi dall'essere un semplice mezzo di regolazione del traffico che ha ormai pervaso le nostre strade, in maniera talvolta incomprensibile (mi sono imbattuto in rotonde con due sole uscite), queste opere viarie sono occasione per scatenare la creatività delle istituzioni che le curano.

I monumenti, le opere d'arte destinate agli spazi pubblici, che una volta sarebbero state poste nella piazza del paese, di fronte al municipio o alla chiesa, sempre più spesso adornano invece le rotonde. Mi domando con che visibilità, dal momento che il guidatore non si può certo contemplarle in un frangente che richiede attenzione e prontezza di riflessi. Se non sono esse stesse un'attrattiva turistica, servono invece a promuovere le attività o le peculiarità locali: ad esempio quella che ricorda ai milanesi che arrivano in autostrada che a Torino c'è un Museo Egizio secondo solo a quello del Cairo, come si ripete volentieri in città. Piuttosto che la razza bovina autoctona in una trafficata statale tra i campi. Persino le fontane vengono sistemate al loro centro: indimenticabile quella che assomigliava all'orinatoio di un vespasiano, rimossa malvolentieri dal sindaco tra il disgusto popolare. O quella secca perché i lavori di impermeabilizzazione sono stati fatti male e ora i costi del consumo di acqua sono insostenibili. Altre volte sono date in concessione ai privati, che si sobbarcano i costi di manutenzione in cambio della possibilità di sfruttarle come vetrina. Ci sono infine i casi in cui architetture incolpevoli ci finiscono al centro, solo perché in tempi remoti sono state costruite proprio nel posto in cui la contemporaneità avrebbe avuto bisogno regolare un incrocio.

Sette rotonde, come le sette meraviglie del mondo, una delle quali è stata appropriatamente inserita al centro di una di esse.








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Sergio Chiappino

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