Fantasmi saraceni



Beh, almeno non ti sei dovuta svegliare alle 6 anche il sabato e hai potuto esplorare case abbandonate: quella Avon con 9 profili facebook e 39 bustine di rosa canina schifata, accanto a quella di ringhiera con 69 mozziconi sul comodino e 99 VHS di Aldo le scopa tutte.



Ora però ti tocca stringere i denti dentro la nuvola ghiacciata, che astrae dal reale con pennellate candide boschi e maggenghi saraceni, dove nelle mie foto impersoni i fantasmi del tempo perduto tra i muri sbrecciati: il mio concetto di un pomeriggio vissuto appieno.




Prima che un missile chirurgico o l’insensibile corso del tempo ci trasformi in fantasmi, perdiamo altro tempo a condividere i nostri sentimenti e i nostri corpi, a dipingere i muri di casa di tronchi spogli immersi nella nebbia, a ondeggiare tra mulini e menta, a celebrare equinozi, ad accarezzare le chiare, fresche et dolci acque, ad ascoltare rauche serenate, ad abbracciare capelli arricciati, ad arricciare porri e pomodori.


Alla fine ti grazio in anticipo, scovando un gradino asciutto sotto il tetto di un deposito di legna e puzzle ai rododendri e Cervino. Ti conforto, convincendoti a indossare uno strato in più e condividendo la tisana calda al Big Babol, prima che ti lanci a valle con tutta l'energia di cui sei capace, nella vana speranza di scaldarti. Mi costringi a inseguirti e a prevedere la tua frenetica danza roteante, per catturare un ricordo della tua adorabile silhouette avviluppata a sé stessa, in questo paesaggio dai profili onirici e puri, come i tre compleanni trascorsi al tuo fianco.



Al rientro a casa, la luce del giorno si dissolve e la neve si scioglie in pioggia, come il sogno ad occhi aperti di questo pomeriggio.


© 2008-2025
Sergio Chiappino

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