Boscolungo-Lago Santo Modenese

Monte Rondinaio

3 settembre


Lago Santo Modenese
Lago Santo Modenese

Diario di viaggio

È la tappa più spettacolare. Dopo un ulteriore assaggio della foresta di Boscolungo, si accarezza un lago idilliaco, si attraversano rossi vaccineti a perdita d'occhio, ci si cimenta in una salita alpina, si vedono il mare e le Alpi Apuane, si ritorna nel fresco del bosco, per concludere nella quiete serale di un lago immerso nella faggeta, ai piedi della cima dalle fattezze più alpine del viaggio. Qualche impianto per lo sci non dà quasi fastidio.

La partenza è sul un sentiero del cavolo: per far partire la tappa proprio dall'ostello, anziché imboccare una pista dall'origine, la si raggiunge a metà passando per una traccia confusa. Da qui l'ambiente è fiabesco: ritornano gli abeti lunghi e dritti, che brillano nella limpida luce del mattino. Ogni volta che il paesaggio offre qualcosa di nuovo, mi sembra di vivere il momento più bello. La pista valico una dorsale e prosegue quasi in piano tagliando un pendio scosceso. L'ambiente si fa sempre più impervio, sino a quando si transita ai piedi di una parete di roccia chiara, il Balzo di Peppone, usato come palestra di roccia. Volendo è possibile fare una deviazione a un orto botanico, ma vi rinuncio, perché la bretella scende ripida e la tappa sembra essere già abbastanza lunga. La costruzione della mulattiera che segue è mirabile: una massicciata in pietra a secco che ha resistito anche alle cadute di detriti negli impluvi. Si tratta probabilmente di un acquedotto.
Tranne che per un rettilineo ripido, si sale in maniera graduale, fino a quando si lascia la pista per una traccia, che con uno strappo breve ma molto ripido porta al di sopra del bosco, in un catino di erba verde e mirtilli rossi, dominato dall'Alpe Tre Potenze. Il sentiero passa poco a monte del piccolo Lago Nero, che vale la pena di raggiungere con una breve deviazione. Faccio una pausa all'ombra del rifugio chiuso, dopo aver invano cercato di vedere i tritoni che la guida promette essere nel lago. Oggi il sole picchia davvero duro.

Ripresa la marcia il traverso sopra il lago offre la vista sulla lunga cresta percorsa il giorno precedente. Si punta quindi verso i vicini Denti della Vecchia, speroni rocciosi che spuntano da prati verdissimi, su cui si riconoscono impianti per lo sci. Per la foto ricordo riesco tuttavia a trovare un punto di vista da cui restano celati.
Giunti a un colle, si presentano due possibilità: la via alta, lungo la dorsale dell'Alpe Tre Potenze, o quella a mezzacosta. Scelgo la seconda, perché nella mia guida ci sono delle belle foto di questo tratto. Mi trovo immerso in un pendio rivestito di rossi mirtilli. È talmente bello che gli skilift non mi danno fastidio.
Superato un altro colle con dei ruderi, si scende in un bel catino erboso, ammirando il Monte Giovo sullo sfondo. Nelle foreste ai suoi piedi, da qualche parte c'è il lago Santo Modenese, la meta di oggi. Alla sua sinistra, il Rondinaio, che andrà salito prima di giungervi. Le distese di mirtilli si fanno sempre più sconfinate e trovo anche i primi raccoglitori, che spazzolano le piantine con i loro pettini. Si tratta comunque di dilettanti: niente a che vedere con i raccoglitori industriali che troverò nelle prossime tappe. Trovo anche la prima sorgente attiva, da cui peraltro sgorga solo un filo d'acqua. Con pazienza riempio la borraccia. Scoprirò presto che è stata una buona idea, vista la sudata che mi aspetta sulla salita del Rondinaio.

In vista della salita, faccio una pausa ristoratrice presso Foce a Giovo, dove arriva una sterrata, lungo cui sono parcheggiate le auto dei mirtillai. Non hanno dovuto camminare molto. Da qui il terreno si fa sempre più accidentato, fino all'attraversamento di una pietraia. La salita davvero erta mi fa sudare l'anima e a poco valgono i tratti all'ombra della montagna e il passo lento. Ad un colletto termina la salita ripida e comincia un traverso esposto molto panoramico, che fa il periplo del Rondinaio fino a sbucare sul versante sud, dove la vista si apre sulla Alpi Apuane, blu nell'ombra del pomeriggio. Da qui la descrizione della guida mi fa capire che è meglio riporre nello zaino macchina fotografica e bastoncini. In effetti la salita sarà senza pietà, talmente ripida che in certi tratti bisogna aiutarsi anche con le mani. «E mettere due tornanti, no?», scriverò sul libro di vetta.
Il panorama da lassù, in questo pomeriggio terso, è sconfinato. A est la montagna precipita verticale: il sentiero di salita appare una minuscola striscia lontana. A nord la dorsale percorsa scende ripida, per poi addolcirsi e perdersi in un mare di catene sempre più blu a mano a mano che lo sguardo si spinge verso il mare e l'arcipelago toscano. A ovest troneggia il vicino Monte Giovo, la montagna con l'aspetto più alpino tra tutte quelle viste nel viaggio; lontano si intravedono minuscoli il Prado e il Cusna, anche se li riconoscerò solo nelle foto, perché ancora non li so individuare. Si vede anche la Pietra di Bismantova spuntare tra le colline del basso Appennino. Sul versante nord prati calano dolcemente verso il lago Baccio.
In cima la sosta si protrae a oltranza, prima in compagnia di una famiglia del posto, salita dal Lago Santo, poi in solitudine. Ieri non avevo incrociato quasi nessuno, mentre oggi incontro parecchie persone.

Si scende per pietraie verso il Monte Giovo e quindi si piega a destra su terreno accidentato. Più basso le prime macchie di faggi mi offrono apprezzata frescura. La prossima pausa è al lago Baccio, una piccolo specchio d'acqua in via d'impaludamento, circondato da foreste di faggi anche di dimensioni importanti. Qui trovo i primi merenderos, alcuni con cani che si divertono un mondo a tuffarsi in acqua. Me ne vado quando le ombra del Giovo si allungano fin qui.
Per stradine nella foresta si arriva al Lago Santo Modenese, all'ora in cui i turisti se ne vanno e si resta nella pace della sera. La passeggiata sulla riva con i suoi faggi secolari è tutta per me. Gli aironi non si aspettano che qualche umano giri ancora nel loro territorio e si allontanano infastiditi al mio passaggio. Finalmente al rifugio trovo un po' di compagnia: due famiglie con i figli piccoli e un muscoloso ciclista veronese mangiapreti, che sta percorrendo l'Appennino emiliano e si è fermato qui affascinato dalla bellezza del luogo. Olido conosce i gestori del rifugio e mi aveva detto di presentarmi a suo nome. Pensavo che dicesse così per dire, ma la madre del proprietario mi accoglie dicendo che «il nostro comune amico ha annunciato il tuo arrivo». A cena mangio una trota del lago e i mirtilli freschi con la panna. Slurp!

Galleria fotografica

Foresta di Boscolungo
Foresta di Boscolungo
Balzo di Peppone
Balzo di Peppone
La mulattiera
La mulattiera
La mulattiera
La mulattiera
La mulattiera
La mulattiera
Lago Nero
Lago Nero
Denti della Vecchia
Denti della Vecchia
Passo di Annibale
Passo di Annibale
Monte Giovo
Monte Giovo
Monte Rondinaio
Monte Rondinaio
Dal traverso del Monte Rondinaio
Dal traverso del Monte Rondinaio
Monte Giovo
Monte Giovo
Vetta del Rondinaio
Vetta del Rondinaio
Verso la costa
Verso la costa
Alpe Tre Potenze
Alpe Tre Potenze
Lago Baccio
Lago Baccio
Faggio secolare al lago Baccio
Faggio secolare al lago Baccio
Lago Santo Modenese
Lago Santo Modenese

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Sergio Chiappino

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