Albertacce-Evisa

Valduniellu,Aitone

10 giugno


Pini larici a Bocca di Verghju
Pini larici a Bocca di Verghju

Diario di viaggio

Una tappa lunghissima, un'indigestione di meraviglie. Le foto di oggi avranno un aspetto romantico. Non sembra certo di essere in mezzo al Mediterraneo, e in certi posti neanche in Europa.

La mattina il cielo è grigio e basso e la pioggia fa le bolle nelle pozzanghere, ma ci mettiamo lo stesso in marcia. Non sappiamo perché, forse solo per non rinunciare alla tappa più lunga, perché la stringata guida non fa minimamente presagire ciò che ci aspetta.
Tra qualche castagno e poi in ambiente più aperto ci si dirige verso un impluvio assai infossato. Intanto ha già smesso di piovere. Poco dopo la confluenza del Sentiero della Transumanza, si supera un torrente smeraldino su un bel ponte a schiena d'asino (pont de Muricciolu), oltre cui si trova un mulino restaurato dal parco. Il sole fende le nubi per qualche squarcio estemporaneo e bacia le cime. Si lascia sulla sinistra un'invitante mulattiera, che resta più in basso, per salire invece a tornanti.
Terminati i castagni, si entra nella foresta di pini larici di Valdu Niellu, la più bella di tutto il trekking. Il primo tratto in piano è da Signore degli Anelli, anche per la luce soffusa, filtrata dalle nubi che si vanno di nuovo ispessendo. La pioggia riprende a ticchettare sul cappuccio, ma stavolta con più delicatezza. Si è soli con la pioggia e la foresta: si sentono le auto sulla strada, ma da qui appaiono remote. Si attravesano anche zone spogliate di alberi dagli incendi. Da queste radure si vedono le nuvole accarezzare le foreste sui fianchi della valle: si spostano lentamente, senza fretta.
Quanti guadi! Un'infinità di ruscelli solca questa foresta. I pini intanto si fanno più imponenti, per poi diradarsi in una zona in cui alcuni esemplari monumentali fronteggiano le nude pareti di granito. Siamo nei pressi delle cascate di Radule, che si raggiungono con una salita ripida, dopo un mattino di lunghi traversi. Un balcone consente di ammirarle a breve distanza. Si sale ancora un po', si supera il torrente su una passerella e si va verso le omonime bergeries. In questo tratto il sentiero è più roccioso: siamo all'incrocio col GR 20 e gustiamo un assaggio di cosa è questo trekking.
Qualche punto panoramico offre scorci sulla valle: è ampia, dolce, totalmente ricoperta di foreste. Ma non si vede molto di più: poco sopra di noi le nubi compatte avvolgono i monti.

Un'ultima salita conduce al col di Verghio, dove passa anche la strada. Alcuni ciclisti saliti fin qui stanno montando sul furgone che li porterà alla base. Per il resto il luogo è deserto e silenzioso, immerso nella nebbia. Si scende per un sentiero che ben presto diventa un torrente. Per fortuna c'è qualche traccia, anche segnalata con ometti, che consente di marciare più all'asciutto, parallelamente ad esso. Qui la foresta di Aitone è mista di pini larici e faggi, e per questo è più fresca di quella percorsa in salita. Si confluisce infine in una pista forestale, finalmente asciutta. Da qui per un lunghissimo tratto la pensdenza si fa minima. La temperatura è scesa parecchio: per un po' medito anche di indossare i guanti. Ci supera a velocità doppia un giapponese solitario. Fino alla strada asfaltata sarà in massima parte nel fitto della foresta, ma c'è anche qualche punto panoramico. Il migliore si raggiunge lungo una risalita, lasciando il sentiero e dirigendosi a sinistra verso un poggio roccioso (c'è una traccia). Dalla sommità si vede solo un mare verde da cui emergono isole di granito, come quella su cui siamo noi.
Più avanti c'è un breve tratto di discesa più ripida, con un tratto disagevole. Un torrente con mille pozze verdi scorre poco sotto il sentiero. Si raggiunge una passerella traballante, che richiede un minimo di ginnastica per l'accesso. Si costeggia un'altra zona di pozze, molto frequentate nelle calde giornate estive, perché la carrozzabile passa poco distante. Prima di raggiungerla si attraversa una zona di altissimi pini dai tronchi spogli; le nuvole sono così basse che le cime sono immerse nella nebbia.
Seguita la strada asfaltata per un breve tratto, si imbocca una stradina in mezzo ai castagneti di Evisa. Camminiamo ormai da quasi otto ore, e ne manca ancora una: io sono euforico e ho ancora voglia di fermarmi a fotografare, B. corre avanti incavolata col mondo, anche perché le stanno venendo le bolle ai piedi. C. e D. si fermano a leggere tutti i cartelli del percorso didattico, perché non ne hanno ancora abbastanza di stare in cammino, di sentire fumare i piedi, dell'umidità che penetra fin nelle ossa, della stanchezza, dello zaino a ogni passo più pesante. A. invece se ne è rimasto sotto le coperte a dormire e si è fatto il viaggio sul Westfalia di due tedeschi.
Finalmente raggiungiamo Evisa. La doccia calda è una liberazione e una riconciliazione col mondo. Stasera niente passeggiata dopo cena.

Galleria fotografica

Dopo la pioggia
Dopo la pioggia
Pont de Muricciolu
Pont de Muricciolu
Pont de Muricciolu
Pont de Muricciolu
Castagneto
Castagneto
Forêt du Valdu Niellu
Forêt du Valdu Niellu
Forêt du Valdu Niellu
Forêt du Valdu Niellu
Salamandra
Salamandra
Forêt du Valdu Niellu
Forêt du Valdu Niellu
Forêt du Valdu Niellu
Forêt du Valdu Niellu
Forêt du Valdu Niellu
Forêt du Valdu Niellu
Pini larici alla Cascade du Radule
Pini larici alla Cascade du Radule
Pini larici alla Cascade du Radule
Pini larici alla Cascade du Radule
Pini larici alla Cascade du Radule
Pini larici alla Cascade du Radule
Valle del Golo
Valle del Golo
Pini larici a Bocca di Verghju
Pini larici a Bocca di Verghju
Forêt d
Forêt d'Aitone: faggi e pini larici
Punto panoramico sulla foresta d
Punto panoramico sulla foresta d'Aitone
Pini larici nella nebbia
Pini larici nella nebbia
Castagneto e Evisa
Castagneto e Evisa

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Sergio Chiappino

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