Marignana-E Case
Bocca Acquaviva
12 giugno
Diario di viaggio
Una tappa mediterranea, che si svolge in gran parte nella macchia, qui folta e qui rada, con qualche tratto di foresta di lecci. Mediterranea anche nel sole che troviamo: l'aria non è tanto calda, ma il sole, lui sì che picchia duro fino a sera.
Dalla gîte si procede verso il nucleo di Marignana, costeggiando le immanacabili tombe sparse, case più recenti fino a trovare il borgo più antico. La lista dei morti della Prima Guerra Mondiale sembra persino più lunga del solito. Su una casa diroccata una targa ricorda la prima operazione clandestina alleata, che trovò ospitalità proprio qui.
Attraversando radi castagneti, da cui si può lanciare l'ultimo sguardo sul masso di Ota, si passa accanto ad uno “stadio” (stile Ota) usato come pascolo per i cavalli. Al termine dei castagni, ci si riallaccia con la variante del Mare a Mare Nord e si esce dalla zona antropizzata per passare in un ambiente di macchia, alternato a foresta di lecci, che caratterizzerà tutta la tappa. Tra i primi scorci sul mare, ancora distante, si guadano i soliti numerosi ruscelli, che mi stupisco un po' di trovare in questo ambiente, che nelle zone a me familiari è più arido. Ad ogni modo, apprezzo la cosa e approfitto dell'acqua fresca per bagnare il cappellino, che però si asciuga assai celermente. L'ambiente è molto aprico e anche molto bucolico, per via delle numerose fioriture.
Passata una dorsale, si affronta una discesa ripida tra altri castagni, fino ad un ruscello. Da qui, la copertura arborea cessa e bisogna affrontare un paio di strappi secchi sotto il sole, l'unico tratto davvero caldo della tappa. Però è incredibile il fatto che basta appena l'ombra di un albero solitario per creare l'habitat adatto al muschio, che qui non mi sarei mai aspettato di incontrare. La mulattiera in questa zona è molto bella. Dietro di noi, intanto, ricompaiono le montagne innevate, un panorama davvero insolito e curioso, se si è a giugno in ambiente mediterraneo. Nell'ultimo tratto la salita diventa molto più morbida.
Al colle troviamo, intente a mangiare, gran parte delle persone che erano con noi ieri sera a Marignana. Noi procediamo ancora un po', fino ad una dorsale panoramica poco sopra una sorgente, una benedizione in questa giornata in cui il sole e l'aria secca ti asciugano. Intorno a noi picchi di granito rosa. Una discesa ripida porta a delle bergeries diroccate con vista mare, per poi immettere nel folto di una macchia alta e avvolgente, dove si cammina come in una galleria. Si riconoscono molte piazzole dei carbonai, talvolta riconvertite in pozze di fango per cinghiali.
Si continua a scendere fino quasi a toccare un torrente, dopodiché comincia un lungo traverso che porta a Revinda. La valle intanto si allarga e tra i radi scorci concessi dalla fitta macchia si intuisce un paesaggio più dolce. Superiamo un torrente con pozze irresistibili, a cui infatti non resistiamo, concedendoci un bagno rinfrescante nell'acqua fresca.
Il traverso sembra non finire mai, ma alla fine conduce in una zona di lecci, inondata da una bella luce pomeridiana. Una breve risalita conduce finalmente a E Case, il rifugio più pastorale tra quelli visti. Mangiamo fuori, con vista sul tramonto e sul mare.
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Sergio Chiappino
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