Collepardo-Casamari

Certosa di Trisulti

7 giugno


Madonna delle Cese
Madonna delle Cese

Diario di viaggio

Tappa abbastanza dimenticabile, probabilmente la più brutta e noiosa del Cammino, se non fosse per le due belle abbazie di Trisulti e Casamari. Da Trisulti la segnalazione è assente, ma la descrizione della guida è molto accurata e sufficiente.

La mattina le strade del paese sono coperte di fiori, perché oggi è la festa del Corpus Domini e ci sono pure le Prime Comunioni. In una piazzetta mi imbatto in alcuni artisti intenti a creare una composizione; faccio per fotografarli, ma loro si ritraggono e così rinuncio. Oggi non mi danno colazione tanto presto e così finisco col colare abbondante sudore già sulla prima ripida salita al sole, che conduce alla cappella della Trinità. Ormai, tra le quote che si sono abbassate e l'ondata di caldo estivo, solo fino alle 8 le temperature sono gradevoli; dopo si può solo fare affidamento sulle fontane che si incontrano di tanto in tanto.
Fino alla chiesa salgo tra gli ulivi, ma, imboccata la mulattiera che univa Collepardo con la Certosa di Trisulti, entro in un ambiente più selvaggio di boschi, ai piedi del monte Rotonaria. La mulattiera è molto erosa, col fondo colmo di sassi e pietrisco. Dopo una discesa e un tratto al fresco nel folto degli alberi, riprendo a salire. Incrocio una coppia di pensionati in senso opposto. Dopo un incrocio con una strada che se ne va a destra, bisogna fare attenzione a seguire i segnavia CAI che si mantengono su un sentiero un po' a destra ed evitare di seguire la pista principale, che va invece da un'altra parte. Salgo ancora gradualmente, fino a finire sulla strada asfaltata, che attraversa una bella foresta di querce.

Arrivato in vista della certosa, decido di scendere prima alla Madonna delle Cese, un supplemento che consiglio senz'altro. Lungo la discesa e la risalita incontro un po' di gente, tra cui due vecchi scesi in auto, ma la chiesa nella caverna me la godo in beata solitudine. La fonte miracolosa dove contavo di bere è però secca. Ho già quasi finito la borraccia da un litro e mezzo. Grazie al cielo potrò fare rifornimento alla certosa, perché da lì mi aspetta un lungo tratto assolato senza fontane.
La certosa, come tutte le abbazie del suo genere, è costruita in un luogo sperduto, dove non la si vede a meno di non sbatterci il naso. La riforma dell'ordine benedettino della Chartreuse, infatti, puntava a un isolamento assoluto dal mondo. I monaci ordinati sacerdoti trascorrevano quasi in solitudine una vita di sola preghiera. La separazione dal mondo era tale che normalmente la chiesa non aveva un accesso per il popolo. Il lavoro necessario all'autosufficienza del monastero era invece compiuto dai monaci laici, i conversi, che di solito vivevano in una struttura separata, la correria (che a Trisulti non ho visto).
La certosa naturalmente è medievale, ma le decorazioni e gli affreschi della chiesa sono barocchi. Molto bella la farmacia, che era resa necessaria dall'isolamento, anche se non ci fu quasi mai un monaco specializzato e si ricorse perciò a professionisti esterni. Otre che per le decorazioni barocche a grottesco, è interessante per i tantissimi vasi, tutti diversi, in cui venivano conservati i principi attivi erboristici e minerali. L'isolamento è durato fino all'ultimo dopoguerra, quando fu costruita la carrozzabile di accesso.

Ed è proprio da lì che bisogna proseguire. Il sentiero che sale al monte Rotonaria è una bella tentazione; invece mi toccherà solo asfalto e anche noioso. Nel giorno festivo, in cui sono previste pure delle comunioni, la strada è trafficata di auto e moto. Scendo costeggiando i resti di un'abbazia fondata da san Domenico di Sora, un primitivo insediamento poi sostituito da quello certosino. Al fiume c'è un bar ristorante, dove prendo un caffè cattivo a prezzi padani. Ma un po' di caffeina per la salita verso Civita ci voleva. Dalla strada si gode di una bella visione della certosa sperduta tra i monti.
Oltre il paese scendo per una strada assolata, tra i prati sul fondo di una conca boscosa. Mi infilo in una strettoia e con dei tornanti perdo considerevolmente quota in una zona molto antropizzata, di casette diffuse nella campagna. Attraverso le Case Cristini, sciatte. Una serpe mi attraversa la strada. Intanto il cielo si è coperto e qui in basso sono avvolgenti l'afa e la foschia. Trovo finalmente un posto dove fermarmi nella frazione di Francesca. Una panchina è tutto quello che mi serve per mangiare un boccone. Con questo breve paragrafo ho descritto un sacco di chilometri, in cui non ho trovato spunti interessanti.
Riprendo a camminare per una stradina che porta a Scifelli, sempre tra le casette e qualche scheletro di cemento. Incrocio una signora insieme alla figlia con il triciclo, che sta facendo la passeggiata per digerire. Si stupisce che voglia andare fino a Casamari a piedi, perché le sembra lontanissima. Eppure io ora mi sento quasi arrivato: mancheranno più o meno sei chilometri, poco più di un'ora. Sbuco sulla provinciale e mi fermo in un bar sul cui uscio stazionano un po' di vecchi. Il barista è un tipo simpatico e chiacchierone, con un forte accento campano. Da qui a Casamari è senza storia.

Al mio arrivo l'abbazia è molto affollata per la festa del Corpus Domini e l'infiorata. Il monaco del negozio mi chiede se voglio la guida del complesso in inglese, perché non si capacita che un italiano cammini. Però, prima di visitarla, mi faccio una doccia rinfrescante nella foresteria in cui stasera sono ospite. L'abbazia mi piace tantissimo, specie la chiesa e il chiostro pieno di fiori. Ma io non sono oggettivo, perché adoro il gotico. Purtroppo i vespri in gregoriano, con l'accompagnamento dell'organo, li ascolto tra il chiacchiericcio dei turisti venuti a vedere l'infiorata. La messa con la chiesa stracolma non la considero nemmeno. Saranno più raccolte le lodi di domani mattina.
Parlo con don Alberto, il forestario, e mi faccio timbrare la credenziale. È un po' stupito che domani voglia sentire le lodi alle 6, ma fa talmente caldo che la messa delle 7.30 è davvero troppo tardi. Anzi, se fossero alle 5 non protesterei. Vado poi a fare un giro nei dintorni e scopro che la variante di domani è molto ben segnalata. La sera ceno nella pizzeria ufficiale del monastero, il cui proprietario è ancora più casereccio dei suoi piatti.

Galleria fotografica

Collepardo - Infiorata del Corpus Domini
Collepardo - Infiorata del Corpus Domini
Sentiero per la Certosa di Trisulti
Sentiero per la Certosa di Trisulti
Foresta d
Foresta d'Ecio
Madonna delle Cese
Madonna delle Cese
Certosa di Trisulti
Certosa di Trisulti
Papaveri
Papaveri
Ulivi
Ulivi
Scifelli
Scifelli
Scifelli
Scifelli

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Sergio Chiappino

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