Roccasecca-Cassino
Montecassino
10 giugno
Diario di viaggio
La tappa conclusiva segue un antico percorso di pellegrinaggio, che però oggi è divenuto quasi tutto una strada carrozzabile. Ci sarebbe anche la possibilità di raggiungere Montecassino via sentiero, ma la faccenda si farebbe davvero lunga. Già così, aggiungendo la discesa a Cassino, è una delle tappe con sviluppo maggiore e quella che mi ha richiesto più tempo di marcia.
Riesco a fare colazione alle 6 e a partire mezz'ora dopo, con la strada per Caprile ancora nell'ombra della Rocca d'Aquino, che è baciata dalla luce stupenda del primo mattino. Passo ai piedi dell'Eremo di sant'Angelo e del gigantesco san Cristoforo del Seicento, patrono dei viandanti e testimone di antichi pellegrinaggi. Nel primo tratto incrocio qualche donna che corre e sparute auto. È ancora presto. Questo è il tratto in cui rischio di trovare più traffico e mi va bene, grazie alla partenza di buon mattino. Per quanto riguarda la temperatura, invece, ben presto lascio la fresca ombra finisco al sole e al caldo; tuttavia, il percorso in piano lo rende sopportabile.
Nel primo tratto la strada corre a mezza costa, ed è perciò molto panoramica. Questa zona della valle del Liri è densamente antropizzata, ma ancora abbastanza agricola. Più avanti si vedranno invece diversi impianti industriali, tra cui la famosa FIAT di Cassino. La strada cala poi di quota e raggiunge il fondovalle nei pressi del laghetto Capodacqua, un posto turistico e bucolico, ma con un grande impianto chimico a fare da sfondo. La piana successiva è invece ancora molto verde, con prati su cui pascolano mucche, asini e cavalli.
Prima di Piedimonte San Germano si passa da una fonte di acqua freschissima, quasi gelida, dove diversa gente sta riempiendo le taniche. Tutti si dimostrano molto apprensivi nei confronti del mio viaggio solitario. «E se ti fai male?». In realtà è molto più pericoloso girare in automobile o svolgere le faccende domestiche, ma le persone sottostimano sempre i rischi delle esperienze abituali e sovrastimano quelli dell'ignoto e dell'insolito. Riprendo a camminare e subito incontro una signora che mi fa lo stesso discorso. Arrivo a Piedimonte, dove mi fermo per un caffè. Questo paese, come il successivo, è tutto moderno, perché si trovava sulla linea Hitler, una retroguardia della linea Gustav su cui i tedeschi inchiodarono gli Alleati nell'inverno del ’43-’44. Le case furono requisite dalla Wehrmacht e divennero fortini e furono perciò intensamente bombardate dall'artiglieria e dall'aviazione alleate, con il risultato che i paesi furono quasi rasi al suolo. La strada prosegue in lieve salita in ambiente fattosi più arido, sulle pendici del monte Cairo.
L'asfalto termina alla chiesa di Madonna delle Grazie. Entro in chiesa e ascolto per un po' l'organo suonare. All'uscita trovo un signore che si dimostra subito desideroso di parlare, specie quando dico che sono di Torino: ha infatti lavorato nella centrale termica della FIAT di Mirafiori, prima di trasferirsi nell'impianto di Cassino, che è quasi sotto di noi. Mi racconta del suo lavoro delicato e della sua esperienza nella mia città. Anche se è molisano e avrebbe potuto richiedere di lavorare a Termoli, si è trovato bene qui e ci sta trascorrendo la pensione.
Dalla chiesa percorro un tratto di sterrata e poi imbocco il sentiero che conduce alla masseria Albaneta, l'antica grangia di Montecassino e poi posto di comando tedesco durante la battaglia. L'attacco è poco tracciato, ma ben segnalato; superata una recinzione, la traccia diventa evidente e non si può più sbagliare. Lungo il recinto trovo un gruppo di mucche e un pastore di poche parole. L'ambiente che attraverso per un bel tratto è riarso e cespuglioso. L'abbazia appare fugacemente, poi mi immergo tra fitti cespugli, in ambiente più verde, dentro cui faccio un po' di giravolte fino a sbucare davanti alla masseria, in rovina.
Decido di fare una puntata a Quota 593, luogo cruciale della battaglia. Qui oggi c'è l'obelisco dei soldati polacchi morti durante l'assalto alle rovine di Montecassino, insieme a una stele con tutti i loro nomi. Inoltre offre una grande vista sul complesso abbaziale, perché lo si vede dall'alto. Per la ripida stradina di accesso, nonostante l'ombreggiatura, il caldo è opprimente. Mi fermo a pranzare nel punto panoramico accanto alla stele, al sole ma con la vista. Nonostante sia nei pressi di un luogo turistico, dopo il pastore non ho più visto nessuno, perché qui si arriva solo a piedi. Scendo poi tra le bianche tombe del cimitero, che avevo intravisto salendo. Da qui il colpo d'occhio dell'abbazia tra le croci bianche è evocativo. Mi fermo anche nel minimale museo a leggere la singolare storia di questi soldati: originari della Polonia orientale, furono mandati in Siberia dopo l'occupazione russa del 1939, per essere “riesumati” dopo l'operazione Barbarossa. Ottennero quindi di combattere con gli Alleati e, dopo una parentesi in Medio Oriente, finirono sul fronte italiano dove combatterono molte aspre battaglie. Dopo la guerra, si trovarono dalla parte sbagliata della Storia, perché il loro paese era nuovamente finito nell'orbita del loro nemico russo e morirono da esuli, dimenticati pur essendo vincitori.
Ancora quattro passi e posso finalmente mischiarmi ai turisti in canotta e ciabatte scaricati dai pullman. Rispetto alle altre abbazie viste Montecassino è un luogo molto turistico. Mi ha colpito (e deluso) il fatto che tutta l'accoglienza sia gestita da anonimo personale esterno, e non dai monaci come negli altri posti visitati. In ogni modo, ci sono degli angoli molto belli, il chiostro del Bramante in primis. Tra le varie folate di gruppi organizzati, trovo anche un momento in cui è quasi deserto e riesco a fotografarlo. Molto interessante il museo, che raccoglie i reperti della storia, che iniziò ben prima di Benedetto, in quanto preesistevano dei templi pagani.
E infatti la discesa a Cassino avviene quasi tutta per una strada romana, ancora in discreto stato di conservazione, ultima chicca di questo viaggio. In città ho trovato posto solo in un B&B fuori dall'abitato: mi tocca mezz'ora in più di cammino, ma è una fortuna, perché Cassino è una città brutta e sciatta. Molto istruttivo però è l'Historiale, il museo multimediale della battaglia, che visito la mattina dopo, prima del viaggio di ritorno in treno.
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Sergio Chiappino
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