Rifugio Pordenone-Cimolais

Val Cimoliana

22 luglio


Ghiaione San Lorenzo
Ghiaione San Lorenzo

Diario di viaggio

La tappa odierna si sonda quasi senza storia sulla strada di accesso al rifugio Pordenone, che è aperta al traffico motorizzato (nei weekend e per tutto agosto è a pagamento). Scendendo, incroceremo molte auto con una sola persona a bordo, una piaga italiana. Mi rendo benissimo conto che il rifugio non potrebbe sopravvivere, se i clienti dovessero percorrere a piedi 26 chilometri tra andata e ritorno per andare a pranzare (ma anche per andare ad arrampicare). Gli italiani non hanno nessuna intenzione da alzare il sedere dal sedile. Con la strada accessibile, invece, una famiglia può sopravvivere di montagna, tenendo aperto da aprile a ottobre.

Il rifugio è poco panoramico, sia per la posizione un po' infrattata che per il bosco che lo circonda. Decido che non vale la pena alzarmi presto per fotografare e poltrisco fino alle 7, che mi sembra tardissimo, dopo le levatacce dei due giorni precedenti. Lasciato il rifugio, con due tornanti siamo sulla strada. Nel primo tratto ci sono delle fatte di vacca. La valle che vedremo oggi è quasi priva di pascoli, ma forse più a monte c'è qualche zona adatta. Attraversiamo un guado sul ghiaione San Lorenzo, sterminato: è lo sbocco di un vallone che scarica qui tutti i suoi detriti. C'è poi una zona più amena, un prato verde con un ristorante. Camminando nell'erba zuppa dell'acqua piovuta ieri sera, laviamo gli scarponi della polvere accumulata in val Montanaia. Ci inoltriamo per bellissimi boschi umidi, grondanti muschi e licheni. Le rocce delle montagne sembrano di natura diversa dalla dolomia e hanno più l'aspetto di calcari e arenarie. C'è una montagna che ha delle strane erosioni circolari. Superiamo un lungo guado sul torrente Cimoliana, che probabilmente è il posto dove ci si può infossare con l'auto durante i temporali. Prima che la valle si restringa, accanto alla strada c'è un area picnic piena di cartacce. Il verde torrente s'ingrossa come d'incanto, perché chiaramente prima l'acqua scorreva sotto la ghiaia. Lo varchiamo due volte nei punti in cui è più stretto. La strada passa ai piedi di un'imponente parete di calcare, quindi la valle si allarga nuovamente. Qui fa la sua comparsa il sole, che finora era rimasto dietro i monti. La temperatura sale e si fa sgradevole. Vediamo il cartello che indica che un tratto di Alta Via, che abbiamo dovuto evitare per la mancanza di appoggi per un gruppo numeroso, è ufficialmente dismesso. Dopo il casotto del pedaggio, lasciamo la carrozzabile e percorriamo una pista sterrata sotto un sole fastidioso, fino a giungere al parco di Cimolais. Sono a malapena le 11. Siamo andati quasi di corsa.
Ci fermiamo un quarto d'ora sotto il fresco degli alberi, prima di entrare in paese. Per prima cosa andiamo al supermercato a fare incetta di frutta, che ci manca da una settimana. In questo trek siamo riusciti a ottenere abbastanza verdura, grazie al fatto che molti rifugi erano sulla strada, ma neanche un'albicocca. Andiamo poi a vedere dov'è la fermata dell'autobus. Non che ci voglia molto, perché Cimolais è un pugno di case. Pranziamo da una signora nata in Svizzera da emigranti, successivamente rientrati. Ci parla della difficoltà di gestire un albergo in una zona così depressa, specie ora che con la crisi i clienti abituali si sono pressoché dissolti. Lo stesso paese si va spopolando: ogni anno muore una dozzina di persone, non rimpiazzate da nuove nascite. La signora è anche preoccupata per un tumore raro, che recentemente ha ucciso alcune persone del circondario.
La signora non ci dice però che i biglietti del bus per Erto li avremmo dovuti comprare da lei. L'autista ci fa salire lo stesso, dietro la nostra parola di acquistarli dopo il viaggio.

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Ghiaione San Lorenzo
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Val Cimoliana
Val Cimoliana
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Ponte Gotte
Ponte Gotte

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Sergio Chiappino

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