Mataatz-Hochmut

Saltausertal-Val Saltusio

19-20 luglio


Merano
Merano

Diario di viaggio

Lasciando da parte la mezz'ora che ci toccherà domani, oggi è l'ultima tappa. Sarà anche la più faticosa di quelle ufficiali, per via dell'afa e di infiniti saliscendi oggi più sfiancanti che mai.

Andando in fondo al prato di fronte al maso, si trova un sentiero che scende a ripide svolte fin sulla strada sottostante, dove corre l'alta via. Lungo l'asfalto si arriva a un primo maso, da cui si scende ancora per pista erbosa e sentiero a un secondo. Vi troviamo il proprietario del maso della sera precedente, venuto qui ufficialmente per fare un favore a uno dei nostri, ma segretamente con lo scopo di fare una lunga chiacchierata con il suo vicino. Ecco perché la nuora non sembrava entusiasta della sua disponibilità nei nostri confronti… Tiene anche una lunga lezione in tedesco a quello del gruppo dalle sembianze più crucche; lui però della lingua non capisce una parola, ma annuisce silenzioso e l'altro nemmeno se ne accorge.
Qui incrociamo per l'ultima volta i soliti gruppetti di tedeschi: ci superano e non li vedremo più. Noi stasera ci fermeremo ancora a dormire prima della Hochmut, per non dover fare il viaggio in auto dopo la lunga tappa, mentre loro proseguiranno oltre. Come detto, siamo ancora scesi di quota. Per prima cosa è aumentata la temperatura, a cui va aggiunto l'arrivo di un certa umidità che si tira dietro afa e foschia. Stavolta notiamo anche un cambio di vegetazione, che in certe zone diventa quella a latifoglie dei versanti solatii. Per il resto invece cambia poco: pendii ripidissimi e masi sono sempre qua. Naturalmente ci fermiamo a consumare qualcosa, anche se stavolta ci teniamo sul salutismo. Noto che oggi la gente tende a parlare di tutto tranne che di ciò che vede, o almeno più del solito, coinvolgendo pure chi normalmente è più presente. Forse iniziamo a essere mentalmente stanchi o annoiati. Facciamo caso a molte lapidi, di cui riusciamo a decifrare poche parole che rievocano tragedie passate.

Segue un tratto di asfalto noioso (stavolta a prescindere dal nostro stato mentale), ma poi finalmente il tracciato si fa interessante. Per una cengia artificiale, scavata con la dinamite tra i verticali dirupi di un vallone, ci si inoltra verso l'impluvio del torrente Saltauser. Il letto è ricolmo di tronchi divelti dalle frane e trascinati a valle dalla furia delle piene.
Oltre il luogo torna presto più gentile, nonostante si attraversi anche una zona disboscata. In questo tratto ci imbattiamo in un uccello delle dimensioni di un merlo e il becco da insettivoro, che sembra non avere alcun timore di noi. Sbucati sulla strada, siamo al maso del pranzo. Il cameriere, vedendoci arrivare a piedi, viene da noi col menu in tedesco e si meraviglia quando ci sente parlare italiano.
Dopo altra strada, oltre un maso comincia finalmente un bel sentiero in traverso su ripidi boschi misti, dove la vegetazione cambia con l'esposizione. Attraversiamo un impluvio franoso, che ci mancava dai primi giorni. Però intanto il morale scende: la truppa canta in ordine sparso per rincuorarsi e non pensare alla strada che ancora ci resta da percorrere, ma soprattutto alle odiate risalite pomeridiane.
Nel pieno della calura estiva arriviamo all'ultimo maso, dove facciamo rifornimento di rinfrescante Apfelsaftschorle. Ci tocca ancora un'ultima ripida salita, spesso sui gradini, per guadagnare quasi 300 metri, in un bosco ombroso ma non abbastanza fresco. Uno corre veloce verso il rifugio, alcuni si trascinano spremendo le ultime energie, altri procedono per pura inerzia, uno si immola per amore. Sono ormai le 18 e il piacere di camminare è ormai svanito, sostituito dall'ansia di arrivare o dal semplice desiderio che la purga finisca al più presto. Quando vediamo il rifugio non resta che discesa: ahhh. La stanchezza ci pesa ancora quando dovremmo essere ormai rilassati al solo pensiero della doccia fresca.

Ceniamo a picco su una Merano avvolta da una cappa d'afa. Al risveglio tutto intorno è solo grigio. La salita alla Hochmut è solo uno sforzo per sudare il meno possibile. La cabina sta aspettando noi: ci suonano per farci accelerare, ci fanno montare in fretta e poi giù a precipizio.

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Nocciolo
Nocciolo
Alpi Sarentine
Alpi Sarentine

Merano
Merano
Merano
Merano
Afa
Afa
Funivia Dorf Tirol-Hochmut
Funivia Dorf Tirol-Hochmut

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Sergio Chiappino

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